TripAdvisor è evidentemente un sistema troppo aperto e soggetto a qualunque tipo di frode: lo hanno dimostrato più volte diverse ricerche nel settore, e l’opinione sembrava essere condivisa anche dall’Antitrust, che mesi fa aveva comminato una maxi multa da mezzo milione di euro, riscontrando la presenza sul sito di numerose informazioni ingannevoli.
Il problema è che si innesca un meccanismo di concorrenza sleale tra i vari locali, che possono inserire o far inserire anche a pagamento recensioni positive per raggiungere i primi posti della classifica, o negative per screditare un concorrente, e chi ne risulta fortemente danneggiato da tutto questo sistema è il consumatore finale.
Ma secondo quanto deciso dal Tar del Lazio, a cui TripAdvisor aveva subito presentato ricorso dopo la condanna, non sarebbe colpa delle società che gestiscono il sito, che anzi mettono in guarda l’utente sullo stare attenti: in pratica la condanna e la sanzione sono state annullate.
Per il Tar le due società ricorrenti «hanno depositato in giudizio sufficienti elementi, desumibili da una perizia tecnica, da cui dedurre che esiste un approfondito sistema di controllo concentrato sulle sofisticazioni organizzate a scopo economico, le uniche in grado, in quanto organizzate, di influire sulla media del punteggio relativo alla singola struttura».