Nel corso degli anni, l’assassinio di John F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963, è rimasto al centro di teorie, dibattiti e indagini incessanti.
La narrazione ufficiale, stabilita dalla Commissione Warren nel 1964, sostiene che Lee Harvey Oswald, all’epoca ventiquattrenne ex marine, fu l’unico responsabile della morte del presidente. Tuttavia, questa versione dei fatti è stata da sempre oggetto di scrutini e dubbi.
Un personaggio chiave in questo complesso scenario è Paul Landis, ex agente dei servizi segreti, che ha recentemente deciso di condividere il suo punto di vista sul tragico evento.
All’età di 88 anni, Landis ha messo in discussione la teoria della “proiettile magico“, fulcro delle conclusioni della Commissione Warren. Secondo questa teoria, un singolo proiettile sparato da Oswald ha colpito Kennedy e il governatore del Texas, John Connally, seguendo una traiettoria complessa e provocando ferite multiple. Landis, tuttavia, ricorda di aver ritrovato un proiettile dietro il sedile di Kennedy e non concorda sulla provenienza del proiettile trovato sulla barella di Connally.
La questione riguardante il “proiettile magico” non è l’unico aspetto controverso dell’assassinio di JFK. Molti sostengono che siano stati uditi colpi provenienti da una collina erbosa vicino al luogo dell’assassinio, dando vita a teorie su possibili cospirazioni che implicano la partecipazione di più tiratori. Una particolare testimonianza di quel periodo riguarda tre individui detenuti dalla polizia, sospettati di essere vagabondi, ma il loro aspetto curato ha alimentato ipotesi su un possibile legame con la CIA.
Il film di Oliver Stone del 1991, “JFK”, ha ulteriormente alimentato le teorie della cospirazione, dando una nuova luce a molteplici aspetti dell’evento e facendo emergere dubbi su una possibile copertura delle prove e su errori grossolani nell’indagine. Dal percorso non adeguatamente ispezionato dalla CIA al misterioso destino del cervello di Kennedy, scomparso dopo l’autopsia, le incognite rimangono numerose e generano costantemente nuove teorie.
A rendere ancora più intricata la rete di speculazioni, sono emerse negli anni teorie che vedono coinvolte varie entità nella pianificazione dell’assassinio, tra cui il vicepresidente Lyndon B. Johnson, la mafia, e persino gruppi segreti come gli Illuminati.
Alcuni sostengono che Kennedy sia stato eliminato per prevenire una possibile divulgazione di informazioni sugli UFO, mentre altri credono che la causa scatenante sia stata la sua posizione contro il coinvolgimento militare in Vietnam.
Nonostante l’esistenza di molteplici teorie e speculazioni, il consenso ufficiale rimane che Oswald abbia agito da solo. Le incertezze e i misteri che avvolgono la morte del presidente Kennedy, però, continuano a nutrire il dibattito pubblico, alimentando una miriade di teorie, alcune plausibili, altre decisamente più estreme.
In questo contesto di dubbi e sospetti, la figura di Kennedy assume contorni quasi mitologici, simbolo di un’era e di una tragedia nazionale che continua a sollevare più domande che risposte, anche a sessant’anni dalla sua scomparsa.
