Uomo paga 90mila euro alla ex moglie per le faccende domestiche di 26 anni

VEB

Un giudizio recente di un tribunale di Pontevedra, in Spagna, ha decretato che un individuo è tenuto a versare all’ex coniuge la somma di 88.025 euro, come riconoscimento economico per il suo impegno domestico nel corso di 26 anni di vita coniugale.

Uomo paga 90mila euro alla ex moglie per le faccende domestiche di 26 anni
Foto@Pixabay

La coppia, il cui nome non è stato divulgato, si è unita in matrimonio nel 1996 e ha vissuto insieme fino al 2022, periodo durante il quale la donna ha avuto impieghi retribuiti esternamente alla casa solo per 205 giorni, sparsi su vari anni, dedicandosi principalmente all’educazione della loro figlia e alla gestione della casa.

Successivamente alla separazione, mentre l’ex marito è rimasto nell’abitazione di proprietà, l’ex moglie ha dovuto trovare un alloggio in affitto e cercare lavoro per sostentarsi. Dato il lungo periodo trascorso in qualità di casalinga, è probabile che la donna riceverà una pensione minimale, a differenza dell’ex marito che ha perseguito una carriera lavorativa continua.

La richiesta di compensazione economica per gli anni dedicati alle mansioni domestiche è emersa in seguito alla separazione. Originariamente, era stato determinato un risarcimento di 120.000 euro, corrispondenti a 130.000 dollari, ma la cifra è stata oggetto di contestazioni da entrambe le parti.

L’uomo si è detto disposto a riconoscere economicamente il contributo dell’ex moglie durante il matrimonio, proponendo però una riduzione dell’importo a 60.000 euro. D’altro canto, la donna ha avanzato la richiesta di un aumento dell’indennizzo a 183.629,36 euro, sottolineando il suo ruolo primario nella cura della casa e nell’educazione della figlia.

Prima del matrimonio, l’ex moglie aveva lavorato fino a un anno dopo il loro legame, per poi dedicarsi a tempo pieno alle responsabilità domestiche, mentre l’ex marito continuava la sua attività lavorativa, mantenendo finanziariamente la famiglia. Questa dinamica ha portato a uno squilibrio economico che ora pesa sulla donna, costretta a cercare un impiego modesto per il suo sostentamento, limitando le sue possibilità di perseguire aspirazioni professionali.

L’ex marito ha contestato le affermazioni di disparità economica, evidenziando che la donna ha ora un’occupazione che le permette di autosostentarsi e che non deve più occuparsi della figlia, ormai adulta e non più a carico.

Ha inoltre sottolineato che entrambi hanno contribuito alle spese coniugali, ritenendo ingiusto il pagamento di una somma assimilabile a uno stipendio per uno dei due coniugi. Il tribunale ha deciso di ridurre l’indennità a 88.025 euro, stabilendo inoltre un assegno di mantenimento di 350 euro mensili per tre anni, con aggiustamenti annuali basati sull’indice di inflazione nazionale. La decisione è suscettibile di appello presso la Corte Suprema.

Questo tipo di cause, incentrate sul riconoscimento del lavoro domestico non retribuito, sta diventando sempre più frequente in Europa, come dimostrano altri casi simili avvenuti in Spagna e Portogallo negli anni precedenti.

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