Vaccini, è scontro tra Roberto Burioni e Marco Travaglio

VEB

In queste settimane si sta facendo campagna elettorale, ed è giusto e sacrosanto diritto visto l’avvicinarsi delle prossime elezioni, ma certamente meno legittimo è tirare in ballo argomenti seri e gravi come quelli dell’obbligo vaccinale.

Ed è così che in questi ultimi giorni sta tenendo banco la querelle tra Marco Travaglio e Roberto Burioni, col secondo che probabilmente potrebbe entrare a far parte delle fine renziane ed il primo che per attaccare un partito arriva a tirare in ballo l’inutilità dell’obbligo vaccinale che al contrario, per la stragrande maggioranza degli esperti, è una delle scelte più sensate fatte dalla politica negli ultimi anni.

Nelle scorse ore Marco Travaglio ha risposto nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano a Matteo Renzi, che su Facebook aveva attaccato il giornalista per la disinformazione fatta sui vaccini durante la sua partecipazione a Otto e mezzo di giovedì scorso. Marco Travaglio si era confrontato con il ministro della Salute Lorenzin, e aveva ribadito le sue posizioni critiche in merito al decreto che aveva allargato l’obbligatorietà dei vaccini.

Nello specifico, secondo il giornalista non era opportuno aumentare i vaccini obbligatori da quattro a dieci, ma sarebbe stato meglio promuovere le altre sei immunizzazioni attraverso campagne mirate e non con un vincolo imposto da una norma, senza contare che il decreto Lorenzin non trova paragoni in molti paesi d’ Europa.

Nel suo editoriale Travaglio si fa addirittura paladino di quei medici e scienziati che “hanno qualche remora a esprimersi (contro i vaccini e il decreto Lorenzin) vista la democratica abitudine dell’Ordine a espellere i dissenzienti dal sacro verbo renzian-lorenziniano”, come se l’ordine dei medici non fosse autonomo e dipendesse dal governo.

Naturalmente la replica di Burioni non si è fatta attendere: “Marco Travaglio qualche giorno fa ha detto in una intervista che il morbillo ‘era considerato un tagliando‘” quando lui era bambino. “Marco Travaglio è nato nel 1964. Nel 1964 242 bambini sotto i cinque anni sono stati uccisi dal morbillo. Sono 242 se io divento senatore, rimangono 242 se io mi candido con il Pd, non cambia il numero se lascio l’università e mi metto a fare il pittore, sono 242 anche se io alle elezioni non vado a votare. È un numero, un numero agghiacciante e non un’opinione”.

Ora io chiedo a voi (e pure a Travaglio) di immaginarvi duecentoquarantadue piccole bare bianche, duecentoquarantadue banchi d’asilo vuoti per sempre, duecentoquarantadue funerali e oltre quattrocento genitori nel dolore per la perdita di un bambino. Poi, dopo avere fatto questo esercizio mentale, provate a definire la causa di tutto questo ‘un tagliando’. Dell’obbligo vaccinale possiamo – e dobbiamo – discutere. Però chi, per attaccare un avversario politico, definisce ‘un tagliando’ una malattia che nel suo anno di nascita ha ammazzato 242 bambini, invece di schiumare di bile nel suo editoriale odierno contro Matteo Renzi e il sottoscritto potrebbe semplicemente ammettere di essersi sbagliato, di avere parlato a vanvera di un argomento che non conosce e andare avanti, non fosse altro per la fortuna che ha avuto a non essere tra quei 242”.

Poi, puntuale, sempre mezzo social, è arrivato un post di Matteo Renzi, che vuole avere l’ultima parole di una querelle che secondo noi è molto lontana dal dirsi conclusa: “Oggi Roberto Burioni chiude i conti definitivamente con Marco Travaglio sui vaccini e sul morbillo. Come si dice? Game, set, match. Sui vaccini e sui bambini non si scherza: le polemiche fatele su altro”.

E sulla candidatura con il Pd, il segretario dem aggiunge: “Io non so se Roberto Burioni accetterà o meno di candidarsi in Parlamento. Forse dirà di sì, forse dirà di no, non so. Ma so che sono orgoglioso che l’Italia abbia dei professionisti validi e capaci come lui. E sono orgoglioso di averlo conosciuto, qualche mese fa, per la qualità del suo lavoro, non per altro”.

Burioni – chiosa Renzi – oltre a fare il medico, fa informazione corretta. A differenza di certi giornalisti, che non conoscono che cosa sia l’informazione corretta perché devono la loro notorietà solo alla polemica politica e all’esistenza di un nemico da attaccare tutti i giorni”.

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