Se è vero che, quando si tratta di intimità, sono tantissimi i motivi che possono spingere una donna a dire di no, non sempre le motivazioni sono di ordine psicologico.
In un numero sempre crescente di casi ad influire è anche un costante e persistente dolore fisico che la donna prova durante i rapporti e che, per vergogna, sovente non confessa neppure al proprio ginecologo.
La vulvodinia, ad esempio, è un dolore cronico nella zona che circonda la vulva (la parte più esterna dei genitali, dove ha sbocco la vagina), senza nessuna causa apparente.
La sensazione percepita dalla paziente è spesso descritta anche come un forte bruciore, pizzicore e irritazione e il dolore può essere tanto intenso da interferire con la quotidianità, impedendo alla donna di rimanere seduta o di avere rapporti sessuali; i sintomi possono persistere per mesi o addirittura per anni.
Il dolore della Vulvodinia può interessare il clitoride; questa condizione è chiamata Clitorodinia. Non è chiaro se queste condizioni sono manifestazioni della stessa malattia, poiché la diagnosi è la stessa, ma la storia naturale della condizione è ancora oggetto di discussione.
Un elemento biologico caratteristico nelle donne che lamentano questo dolore è l’incremento di volume e del numero di terminazioni nervose dolorifiche nella zona vulvare (vulva arrossata), con l’innesco a cascata di un’amplificazione del bruciore vulvare e del dolore a livello di tutto il sistema nervoso. La partenza avviene come se ci fosse un’infiammazione, in cui ripetuti fattori scatenanti come infezioni, microtraumi e fattori ormonali innescano il sistema che tende ad auto mantenersi.
Infezioni genitali, soprattutto se ripetute e non trattate e variazioni ormonali, in particolare legate al periodo menopausale o durante l’assunzione di contraccettivi ormonali, possono fungere da cofattore determinante l’insorgenza del dolore vaginale e vulvare.
Sicuramente in una donna con vulvodinia va ricercata la presenza di traumi pregressi, non solo cause fisiche, come lacerazioni durante il parto che hanno lasciato tessuto cicatriziale importante, ma anche cause psichiche, come precedenti abusi o semplicemente rapporti sessuali vissuti male.
Naturalmente se la vulvodinia è un problema così diffuso, possiamo fare qualcosa per prevenirla o curarla ed il punto di partenza è senz’altro mirare ad ottenere un equilibrio della persona, prendendo consapevolezza che i genitali esterni devono essere considerati uno specchio del corpo e della mente e di quello che succede alla persona.
Considerare i genitali esterni una parte del corpo a sé stante non costituisce un approccio efficace: il dolore va sempre affrontato comprendendone le cause profonde, prima di essere soppresso.
Altro punto importante è parlarne: per tutte il timore maggiore è di non essere capite, di sentirsi rispondere che è solo un inganno della mente. La comunità scientifica ha cominciato a puntare i fari sul problema solo negli ultimi 20 anni, ma fino a quando questo non è avvenuto le donne colpite non sapevano nemmeno dare un nome al loro problema.
“Nonostante i grandi passi fatti negli ultimi tempi – spiega Elisa Sipio, ginecologa del Centro medico Santagostino – le donne che convivono con questo fastidioso sintomo spesso si scontrano con diverse difficoltà nell’affrontare l’argomento con il proprio medico, tra cui l’imbarazzo, la difficoltà del medico stesso nel trattare temi legati alla sessualità, la paura di non essere ‘normali’ o di apparire ‘strane‘.
La vulvodinia, del resto, ha un grande impatto sulla qualità della vita e porta a problematiche interdipendenti, fisiche, sessuali e relazionali che riguardano sia la donna sia il partner. “Sovente la donna – spiega la ginecologa del Centro medico Santagostino – arriva a mettere in atto strategie di evitamento anche nei confronti della sessualità non penetrativa, allontanando il partner o evitando le occasioni di intimità. Ciò genera a sua volta disagio nel partner, che vede le proprie attenzioni rifiutate, che spesso non capisce cosa provi la propria compagna e non sa come aiutarla. Assistere impotente alla sofferenza della propria partner talvolta induce nell’uomo delle vere e proprie disfunzioni della sfera sessuale di cui nessuno si preoccupa poiché il medico il più delle volte cerca di curare la propria paziente, senza considerare ciò che accade al partner”.
Per quanto riguarda le cure vere e proprie, si va “dall’uso di farmaci, per bocca o per via locale, di integratori o di prodotti emollienti”, fino all’intervento “sulle abitudini quotidiane che possono irritare o influenzare la percezione del dolore, come i prodotti usati per l’igiene o l’abbigliamento. Soprattutto è utile che, oltre al ginecologo esperto, la donna con diagnosi di vulvodinia possa affidarsi a un’équipe multidisciplinare“.