Vinile: è il supporto analogico più amato di sempre?

VEB

Le nuove generazioni sono nate e cresciute con la musica digitale, ma chi ha più di trent’anni ha sperimentato i supporti analogici.

Le “classiche” musicassette, certo, ma il supporto analogico per eccellenza è senza dubbio il celeberrimo ed indimenticabile disco in vinile, che ha caratterizzato un’epoca.
Il vinile è stato ufficialmente introdotto nel 1948 dalla Columbia records negli Stati Uniti d’America come evoluzione del precedente disco a 78 giri, dalle simili caratteristiche, realizzato in gommalacca.

Vinile sta per PoliVinilCloruro o Cloruro di polivinile, un polimero plastico, e per la sua riproduzione sonora viene impiegato un giradischi collegato a un amplificatore.
Più nello specifico, l’informazione sonora viene letta per mezzo di una puntina, in diamante o altro materiale sintetico, posta sul solco inciso.

La rotazione del disco fa sì che la puntina generi vibrazioni derivanti dall’irregolarità del solco che, per mezzo dello stilo su cui è montata, vengono portate ad un trasduttore montato su un braccio di lettura.

I dischi sono stati prodotti in vari formati e con varie velocità di rotazione. I tipi più comuni sono: 16 giri, 33 giri, 45 giri e 78 giri.

Naturalmente il suono riprodotto in modo meccanico e analogico produce una serie di imperfezioni e quindi è imparagonabile rispetto alle moderne tecnologie, ma è proprio questo che lo rende unico.

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