Zoolander 2, Ben Stiller racconta le riprese romane

VEB

Ben Stiller torna sul grande schermo con il suo personaggio più iconico, il modello decerebrato dallo sguardo “bello bello in modo assurdo” Derek Zoolander.  Il primo film uscì nelle sale americane nel 2001 e fu un vero e proprio disastro: “Uscimmo due settimane dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Nessuno aveva voglia di ridere”, racconta l’attore in un’intervista a Repubblica nel salotto di un albergo in piazza del Popolo.

Con Ben Stiller, Owen Wilson, Will Ferrell e Justin Theroux, Zoolander 2 uscirà al cinema l’11 febbraio.

“Zoolander” è una parodia di ciò che succede nel mondo della moda, racconta di due supermodelli, Derek Zoolander (Ben Stiller) e Hansel (Owen Wilson), che, tra una sfilata e un red carpet, mostrano quello che per loro è il meglio della vita. La famosa “duck face” (l’espressione che dovrebbe mimare un bacio nei famosi selfie) l’hanno inventata loro anni prima dell’arrivo dei social.

Nonostante il flop del primo capitolo nei cinema, il primo “Zoolander” ha comunque ottenuto il successo planetario, scritto, diretto e interpretato da Ben Stiller, la pellicola ha conquistato anche i fuitori più “intellettuali” del cinema.

Il secondo capitolo è scritto da Justin Theroux e ancora una volta diretto da Ben Stiller. Nel cast ci sono i protagonisti Stiller e Wilson, affiancati da Christine Taylor, Cyrus Arnold, Will Ferrell, Kristen Wiig e Penelope Cruz.

Le riprese si sono svolte a Roma, città scelta da Stiller anche per l’anteprima mondiale. La Capitale è al centro della sua spy story che cita Bond, Angeli e demoni , Star Wars e i film di De Sica: “Emozionanti le riprese a Cinecittà, studi da rimodernare, ma pieni di vibrazioni. Roma non è la città più economica in cui girare, ma è davvero suggestiva. Il Pantheon, il Ghetto, San Lorenzo. Cercavo una speciale atmosfera, mi sono immerso nel favoloso technicolor dei film di De Sica, quelli degli anni Sessanta con Mastroianni e la Loren. So che la capitale della moda è Milano, ma l’opulenta bellezza di Roma è unica. Molti stilisti hanno la loro sede qui. Era perfetta per il rientro in scena del mio modello da un esilio volontario, dopo aver causato la morte della moglie e essere stato separato dal figlio”, racconta Stiller al quotidiano.

Zoolander nacque per caso nel 1996, in occasione degli American Fashion Awards, “cercavamo di mettere in piedi uno sketch per la cerimonia sui tizi assurdi che popolano il dietro le quinte della moda, un amico propose il modello narcisista. Pensai che era una cosa ridicola. La facemmo”, racconta Stiller. Fu l’uscita in dvd a rendere “Zoolander” un culto mondiale: “Divenne un fenomeno anche tra gli addetti ai lavori. Gli stilisti hanno recitato oggi perché erano fan del primo film. Come li ho convinti? Facendoli rilassare”.

Nel film vedremo Penelope Cruz, Sting, Justin Bieber, Kevin Sutherland, Naomi Campbell, Katy Perry, Susan Sarandon, John Malkovich, mentre quindici anni fa c’era il suo idolo David Bowie: “Venne per fare il giudice della sfida di moda, una scena che lo divertiva. Era magnifico, gentile, e tutti ci sentimmo miracolati”. Compariva, due volte, anche Donald Trump: “Me lo ero dimenticato. Stavolta l’avrei richiamato solo per toglierlo dalla corsa alla presidenza”, commenta.

“Ho sempre cercato personaggi in cui il pubblico potesse identificarsi. Per questo il film a cui sono affezionato è I sogni segreti di Walter Mitty . Sapevo che era un’impresa difficile, perché la versione con Danny Kaye è un culto, ma volevo raccontare il diritto di tutti, a un certo punto della vita, di realizzare i propri sogni. Il film non ha incassato come le “notti ai musei”. Ma anche dietro la comicità di quella serie c’è un intento educativo nei confronti della generazione che vive una vita virtuale tra tablet e smartphone. I musei devono sopravvivere perché i ragazzi devono conoscere la storia. Da ragazzino sognavo di viaggiare nel tempo, tornare nell’antica Roma. Zoolander 2 è stato la realizzazione di un sogno”,  continua.

Infine, Ben Stiller confessa cosa lo fa ridere: “Le persone buffe. Owen Wilson, Will Ferrell. Piccole battute dei vecchi amici, osservazioni sottili che colpiscono una corda profonda, legate a qualcosa di reale di cui non si parla mai apertamente”.

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