Alcatraz: Quella fuga misteriosa risolta dopo 50 anni

VEB

Uno dei penitenziari più duri di tutti gli Stati Uniti, il luogo dove si veniva confinati quando nessun’altro penitenziario poteva “raddrizzare” i detenuti.

Alcatraz, quella prigione definita “la roccia” immersa nelle acque gelide di San Francisco, il penitenziario che ha conosciuto anche tante “fughe” sempre finite male, tranne una che ancora oggi è avvolta da un alone di mistero.

La prigione di Alcatraz fu costruita nel lontano 1860, si trattava di una vera e propria fortezza su un’isola nella baia di San Francisco, secondo i costruttori proprio quella particolare forma di rocce, l’acqua gelida e ovviamente il fatto che si trovasse su di un’isola, l’avrebbero portata ad essere il miglior carcere di massima sicurezza.

Ma tornando alle fughe, di tanti tentativi uno è rimasto ancora misterioso, quello del giugno del 1962 quando tre prigionieri scomparvero dalle loro celle, il gruppo era formato dal detenuto Frank Lee Morris, definito “insolitamente intelligente” e i fratelli Anglin famosi per le loro rapine in banche ed istituti di credito.

Il piano di fuga in realtà prevedeva 4 complici ma l’ultimo detenuto non riuscì ad arrivare in fondo al progetto, preferendo la “cella”, la rocambolesca fuga fu ripresa anche nella famosa pellicola “Fuga da Alcatraz” interpretata da Clint Eastwood.

I tre detenuti cominciarono a scavare dei buchi nelle loro celle che portavano ai condotti di ventilazione superiori e al tetto, man mano che il loro lavoro andava avanti, provvedevano a disegnare e costruire una parte di muro finta in cartone pressato e una testa fantoccio che riproducesse i loro connotati.

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FOTO@crime.about.com

Attraverso poi del mastice e degli impermeabili si erano creati una sorta di zattera e dei piccoli giubbetti di salvataggio, la fuga avvenne di notte in modo tale che al primo rintocco del mattino successivo le guardie avrebbero scoperto tutto, un vantaggio molto consistente.

Le ricerche nelle 24 ore successive alla fuga non portarono a nulla, i tre erano spariti e qualcuno si affrettò a dichiararli morti, ma i conti non tornavano i fratelli Anglin erano abili nuotatori, dopo quattro giorni fu ritrovata vicino alla costa una sorta di pallone galleggiante che era la loro zattera di salvataggio e infine un portafoglio.

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FOTO@reflectingthroughechoes.wordpress.com

Secondo le indiscrezioni dopo diversi mesi ci fu una rivelazione secondo la quale un peschereccio norvegese che si trovava 20 miglia oltre il Golden Gate Bridge, aveva issato su un corpo che corrispondeva alla descrizione di Frank Morris.

Un altro episodio fu rivelato molto tempo dopo, a 24 ore dalla fuga arrivò una telefonata ad uno studio legale proprio di San Francisco, una voce diceva: “Sono John Anglin, sai chi sono? No? Allora leggi il giornale”.

Successivamente fu ipotizzato che i due fratelli Anglin si erano salvati e che i tre in realtà avrebbero avuto la collaborazione esterna di alcuni criminali collegati a tale “Bumpy” Johnson detenuto di Alcatraz al quale i tre avrebbero fatto dei favori, la collaborazione consisteva in una barca che li avrebbe attesi in un punto preciso e trasportati a riva per poi aiutarli a varcare il confine del Messico.

Questa versione dei fatti fu confermata da un ex detenuto di Alcatraz nel 1993, tale Thomas Kent dichiarò di aver aiutato i fratelli Anglin nel pianificare la fuga e che sulla terra ferma ci sarebbero state delle persone ad attenderli per portarli in Messico.

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FOTO@REDDIT

Nel 2015 la rivelazione finale, i nipoti dei fratelli Anglin confermarono che i fratelli Clarence e John Anglin erano ancora vivi e vivevano in Brasile, sposati da molti anni sarebbero ora ultra ottantenni.

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