Alimentazione, gli italiani mangiano male e conoscono poco il cibo

VEB

Da settimane, ormai, a cadenza regolare ci ritroviamo a parlare di cibo: dopo un inverno di bagordi, sono tantissimi coloro che desiderano andare al mare in forma ed invece si ritrovano rotolini e kg in più, che non rappresentano solamente un problema di estetica, anzi: i kg in più fanno male alla salute e provocano una miriade di patologie.

E se esagerare col cibo provoca tra le altre cose diabete ed obesità anche diete troppo drastiche non sono scevre di conseguenze: qualsiasi alimentazione squilibrata, in eccesso o in difetto, provoca serie conseguenze nel medio e lungo termine.

La proporzione dei tipi di alimenti e la qualità dei cibi che mangiamo sono alla base di uno sviluppo umano completo, sia fisico che mentale. D’altra parte, cibi di cattiva qualità, contaminati o non conservati correttamente possono costituire fattori di rischio consistenti e sono causa di malattia e morte per milioni di persone ogni anno.

Inoltre, anche una alimentazione squilibrata o scorretta può generare condizioni di disordine o vere e proprie patologie che risultano, in molti casi, addirittura mortali.

L’Italia ha la grandissima fortuna di essere la culla della dieta mediterranea eppure non solo un recente studio ha dimostrato come proprio questa dieta non sia più seguita nei paesi in cui è nata, ma addirittura nuovi dati arrivano a tracciare un quadro a dir poco desolante.

Le scelte alimentari degli italiani sono governate dal click dell’omnisciente Google e definite seguendo l’onda emozionale o il concetto di bellezza e salutismo ad ogni costo: a dirlo uno studio di ANDID, Associazione Nazionale Dietisti, svolto in collaborazione con l’Università di Messina, presentato in occasione del Convegno “AlimentAzione per la salute. Quali strategie e azioni per orientare le scelte nutrizionali ai tempi del web 3.0?” svoltosi a Roma il 7 giugno.

In sostanza, 7 italiani su 10 sono bocciati proprio sulle conoscenze relative al cibo. Mostrano infatti una scarsa alfabetizzazione alimentare, nel 19% dei casi un livello addirittura inadeguato.

Meno di una persona su quattro ha conoscenze e competenze sufficienti e solo poco più del 4% possiede buone conoscenze nutrizionali. La situazione più critica riguarda anziani, anche come riflesso della crisi economica, e in generale i meno abbienti e con più basso livello di istruzione.

Una bocciatura generale che coinvolge la scarsa capacità di pianificare e gestire le scelte alimentari (57%), di scegliere correttamente il cibo (67%), di preparare e consumare gli alimenti (71%), di comprendere gli effetti che scelte di consumo sbagliate possono avere sulla salute (30-41%, a seconda del livello di analfabetizzazione).

Nella patria della dieta mediterranea, insomma, si è sempre più confusi e disorientati, focalizzati su un paradigma alimentare che ruota intorno alle calorie e ai singoli nutrienti, piuttosto che su un modello globale di stile di vita, come evidenzia un altro studio, condotto sempre da Andid In collaborazione con l’Università di Messina.

Con questo studio gli esperti vogliono sottolineare l’urgenza di riportare al centro del dibattito pubblico il tema della cultura alimentare. Un percorso che vede in prima linea i dietisti, i professionisti della salute che si occupano di alimentazione, nutrizione e dietetica a 360 gradi.

«I dati emersi dallo studio – dichiara Marco Tonelli, presidente ANDID – evidenziano la necessità che l’alimentazione torni ad essere una priorità nelle politiche sanitarie e dell’istruzione, strategia fondamentale per limitare le disuguaglianze e migliorare le condizioni di salute della popolazione, con ricadute positive anche sulla riduzione dei costi sociosanitari».

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