Gravidanza, un nuovo test per scoprire con esattezza la data del parto

VEB

In una donna, la gestazione, presumendo una durata media del ciclo mestruale di 28 giorni, si conclude alla 40esima settimana, per l’esattezza 280 giorni calcolati a partire dal giorno d’inizio dell’ultima mestruazione.

Durante i nove mesi di gravidanza il corpo della donna subisce notevoli trasformazioni, accogliendo il feto e facendolo crescere e formare fino al momento del parto.

Purtroppo in Italia circa 32mila bambini, ovvero il 6,7%, nascono prima del termine ed in altri paesi va anche peggio, tanto che secondo l’Oms a livello globale un bambino su 10 nasce prematuramente.

E se, fortunatamente, la maggior parte dei bambini supera le prime settimane senza troppe complicanze, purtroppo in alcuni paesi del mondo, in primis i più poveri, la nascita prematura è ancora la prima causa di morte nei neonati: si parla addirittura di oltre un milione di morti l’anno.

Ecco perché prevedere con precisione quando il piccolo nascerà potrebbe aiutare a migliorare le cure prenatali nell’ambito della medicina fetale e della diagnostica prenatale: un obiettivo ad oggi non irraggiungibile, anche grazie a un nuovo strumento sviluppato da un team guidato dalla Stanford University, che ha pubblicato i risultati su Science.

I ricercatori di Stanford hanno lavorato su due gruppi di donne raccogliendo i loro campioni di sangue nel corso della gravidanza.

Il primo gruppo era composto da 31 donne danesi che hanno partorito al termine dei nove mesi di gestazione, mentre nel secondo gruppo erano inserite 38 americane a rischio parto pre-termine, poiché avevano già avuto delle contrazioni o precedenti di parti prematuri. Dai campioni prelevati dalle donne che hanno portato a termine la gravidanza nei tempi previsti, è stato identificato un gruppo di nove molecole di Rna messaggero.

L’analisi dei livelli di questo materiale genetico ha consentito di individuare parti prematuri che avverranno fino a due mesi prima del termine stabilito. I geni coinvolti sono ben sette, ma i meccanismi biologici alla base della prematurità non sono ancora noti, anche se i ricercatori intendono studiare meglio il ruolo della genetica.

Nello specifico, sono stati 8 parti sono avvenuti due mesi prima del termine e il test ha consentito di individuarne 6 su 8 – una precisione del 75%. Utilizzando i dati di un altro sottogruppo, inoltre, la precisione è arrivata all’80%, individuando 4 parti prematuri su 5. Mentre fra le gravidanze portate a termine il modello ha commesso un solo errore di valutazione su 26 casi.

“Si tratta principalmente di geni materni, diversi da quelli che danno informazioni sull’età gestazionale”, osserva Mira Moufarrej, fra gli autori della ricerca. “Pensiamo – prosegue – che sia la madre a mandare un segnale che è pronta a ‘tagliare la corda’”.

Ricordiamo che, al momento, le stime sulla data del parto vengono effettuate in base all’ultimo ciclo mestruale materno e all’ecografia a ultrasuoni. Non sempre, però, i risultati sarebbero affidabili. Inoltre, questo esame strumentale necessita di personale specializzato e apparecchiature costose, non sempre disponibili nei paesi più poveri.

I ricercatori, riguarda l’ultimo metodo sperimentato, si mantengono comunque cauti: se è vero che la tecnica sempre promettente, bisogna validare la riproducibilità del test su un gruppo più ampio di gestanti.

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