Da sempre l’uomo si interroga sull’esistenza della vita oltre il nostro pianeta. Oggi, mentre i telescopi spaziali scrutano mondi lontani alla ricerca di segnali biologici, alcuni documenti declassificati della CIA gettano nuova luce su un altro lato della medaglia: quello del mistero e delle teorie non convenzionali.

Secondo quanto emerso da file segreti resi pubblici negli ultimi anni, l’agenzia di intelligence americana avrebbe indagato, tra gli anni ’70 e ’90, su fenomeni paranormali e capacità psichiche attraverso un progetto top secret noto come Stargate. L’obiettivo? Esplorare la possibilità di utilizzare la “visione remota” — una tecnica che permetterebbe a certi individui di descrivere luoghi lontani attraverso la sola percezione mentale.
Tra i materiali più discussi spicca un rapporto datato 1988, in cui un “remote viewer” affermava di aver percepito l’esistenza di basi extraterrestri in zone remote della Terra e persino su Titano, la più grande luna di Saturno. In particolare, una delle basi si troverebbe in Alaska, nei pressi del monte Hayes, area già nota per presunti avvistamenti UFO. Il testimone descriveva entità dall’aspetto “quasi umano”, impegnate in operazioni all’interno di strutture sotterranee. Un altro elemento sorprendente riguardava una possibile collaborazione tra scienziati umani e alieni su Titano, impegnati in progetti sconosciuti.
Il programma Stargate fu ufficialmente chiuso nel 1995, con la motivazione che i risultati ottenuti erano troppo incerti per avere valore operativo. Eppure, il contenuto di questi dossier continua ad affascinare ricercatori indipendenti, appassionati di ufologia e complottisti.
Ma mentre il mondo dell’intelligence alimenta le teorie più audaci, la scienza ufficiale avanza su un altro fronte: quello dell’esplorazione spaziale.
Uno dei candidati più promettenti nella ricerca di vita extraterrestre è K2-18b, un esopianeta situato a circa 120 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Leone. Questo pianeta, 2,6 volte più grande della Terra, orbita attorno a una nana rossa ed è stato oggetto di osservazioni approfondite da parte del telescopio James Webb.
Di recente, lo strumento ha individuato nell’atmosfera di K2-18b vapore acqueo, metano, anidride carbonica e soprattutto solfuro di dimetile (DMS) — un composto che, almeno sulla Terra, è prodotto esclusivamente da forme di vita come il fitoplancton. Secondo l’astrofisico Nikku Madhusudhan, a capo dello studio, “i dati raccolti non possono essere spiegati da processi non biologici conosciuti”.
Questa scoperta, seppur non definitiva, rappresenta uno dei segnali più forti mai rilevati al di fuori del Sistema Solare. E non è un caso che K2-18b si trovi nella zona abitabile, dove le condizioni potrebbero consentire la presenza di acqua liquida, elemento fondamentale per la vita.
Dunque, da una parte abbiamo teorie su basi aliene nascoste e cooperazioni interplanetarie, dall’altra prove scientifiche concrete che puntano verso la possibile esistenza di vita microbica su altri mondi.
Qual è la verità?
Siamo di fronte a due narrazioni parallele: una basata su indizi tangibili e osservazioni astronomiche, l’altra su testimonianze psichiche e documenti governativi mai del tutto chiariti.
Mentre attendiamo nuove conferme dallo spazio o ulteriori rivelazioni dagli archivi segreti, una cosa è certa: l’universo nasconde ancora molti enigmi, e la nostra curiosità è ben lontana dall’essere soddisfatta.