Il rover Perseverance della NASA, attivo dal 2021 nel cratere Jezero, ha recentemente individuato una roccia dal comportamento inaspettato ma ricca di sorprese scientifiche. La roccia, soprannominata “Kenmore”, ha rivelato al suo interno minerali argillosi contenenti idrossido di ferro e magnesio, composti che suggeriscono interazioni passate con l’acqua — uno degli elementi chiave per la vita.
L’analisi ravvicinata di Perseverance fornisce dati fondamentali per comprendere se il Marte antico potesse effettivamente ospitare condizioni abitabili, un tema centrale nella ricerca astrobiologica moderna.

“Questa roccia era molto diversa dalle altre. Ha vibrato, si è frammentata, ma siamo riusciti a scavare abbastanza in profondità per ottenere dati preziosi”, ha dichiarato Ken Farley, vice scienziato del progetto Perseverance (NASA JPL).
Nuove tecnologie per una scienza più precisa
A differenza delle missioni precedenti, il rover Perseverance è dotato di strumenti avanzati per rimuovere con precisione la superficie delle rocce, evitando la contaminazione da polvere e agenti atmosferici marziani.
- Lo strumento di abrasione meccanica leviga l’affioramento roccioso.
- Il gDRT (Gas Dust Removal Tool) spruzza azoto per pulire senza toccare.
- La fotocamera WATSON cattura immagini microscopiche ad alta definizione.
- Il laser SuperCam analizza la composizione chimica tramite spettroscopia.
“Gli strumenti ci hanno mostrato un aumento di ferro, magnesio e tracce di minerali argillosi legati alla presenza di acqua”, ha spiegato Cathy Quantin-Nataf, membro del team SuperCam.
SHERLOC e PIXL: alla ricerca di biofirme nascoste
Al cuore della missione c’è la ricerca di biofirme, ovvero tracce chimiche o strutturali che potrebbero indicare vita microbica passata.
Gli strumenti SHERLOC e PIXL hanno rivelato:
- Argilla antica, spesso legata a processi acquosi stabili.
- Feldspato, un minerale comune sulla Terra, Luna e altri corpi rocciosi.
- Idrossido di manganese, individuato per la prima volta su Marte, che si forma in presenza di ossigeno e potrebbe essere collegato a condizioni ambientali favorevoli alla vita.
Fonti autorevoli come Nature Astronomy e Science evidenziano come la presenza di questi minerali rappresenti un potenziale punto di svolta nella ricerca astrobiologica.
Jezero: il delta fossile dove Perseverance riscrive la storia marziana
Il cratere Jezero, largo 45 chilometri, è il luogo scelto per la missione proprio perché in passato ospitava un delta fluviale e un lago, condizioni ideali per sostenere la vita.
Con Kenmore, Perseverance ha completato la 30ª abrasione scientifica, e continua a raccogliere carote di roccia sigillate in provette, destinate — si spera — a tornare sulla Terra grazie al futuro programma Mars Sample Return (MSR).
Tuttavia, il progetto MSR ha subito uno stop critico: la proposta di bilancio 2026 dell’amministrazione Trump prevede il taglio completo dei fondi per il programma, mettendo a rischio uno dei passaggi più ambiziosi nella storia dell’esplorazione planetaria (NASA Budget Proposal 2026).
Perché Kenmore è importante per il futuro dell’esplorazione marziana
La roccia Kenmore non è solo un obiettivo scientifico: rappresenta un banco di prova per il futuro della colonizzazione di Marte.
“Le informazioni che raccogliamo ora ci diranno se certe rocce saranno utili per ottenere combustibili o materiali da costruzione su Marte”, ha spiegato Farley.
“E se saranno facili da penetrare, campionare, e sfruttare per estrarre ossigeno o idrogeno.”
Conclusione: Marte era abitabile? Forse sì, e ora lo sappiamo un po’ meglio
Le analisi condotte su Kenmore rafforzano l’idea che Marte abbia avuto un passato geologicamente attivo e potenzialmente abitabile. La combinazione di argille, acqua antica e minerali complessi sposta l’ago della bilancia verso una risposta affermativa, anche se ancora lontana dalla certezza.
In attesa che le provette tornino sulla Terra — se mai lo faranno — Perseverance continua a fare ciò che meglio sa fare: scavare nel passato marziano, una roccia alla volta.