Da anni ormai parliamo di bullismo, che per fortuna è diventato anche un reato: giovani e giovanissimi rendono la vita impossibile ai loro coetanei attraverso vili atti di violenza fisica, psicologica e morale.
Si sta cercando di fare di tutto per arginare il fenomeno, e forse potrà dare un contributo non da poco anche una recente sentenza della Cassazione, che arriva a dare man forte a chi riesce a trovare il coraggio di ribellarsi.
La Cassazione ha infatti accolto il ricorso dei genitori di un adolescente calabrese bullizzato, contro la condanna a risarcire uno degli “aguzzini” del figlio al quale la vittima aveva finito per tirare un pugno: l’ordinamento deve essere “sensibile” verso gli adolescenti vittime di bullismo che hanno reazioni aggressive dopo essere state lasciate sole “dalla scuola e dalle istituzioni” e che non hanno avuto sostegno pubblico e sociale.
“La reazione della vittima è da capire – afferma la Cassazione – poiché l’adolescente che era stato vittima di bullismo per molto tempo”. Il giudice, in questi casi, non può limitarsi a condannare la violenta reazione con la quale il ragazzo ha rotto denti e labbro al suo persecutore, ma va inserita nel contesto.
“È doveroso che l’ordinamento si dimostri sensibile verso coloro che sono esposti continuamente a condizioni vittimizzanti idonee a provocare e ad amplificare le reazioni”, si legge ancora nella motivazione.
La sentenza riguarda i genitori di un ragazzino bullizzato – Maria Giovanna F. e Claudio R. – che erano stati condannati dalla Corte di Appello di Catanzaro nel 2017 a risarcire con 18mila euro Gianmarco G., al quale il loro figlio Francesco aveva tirato un pugno facendogli saltare un dente. Il litigio tra i due compagni di scuola risale a circa dieci anni fa, dopo che per lungo tempo Francesco era stato preso di mira da Gianmarco e da altri ragazzini.