Cefalea tensiva, gli italiani soffrono sempre più di mal di testa

VEB

Non tutti lo sanno, classificando il mal di testa troppo spesso come una scusa per non portare a termine i propri compiti o per prendersi una pausa dagli impegni quotidiani, eppure la cefalea è la terza causa invalidante al mondo.

Ci sono quelle primarie, che sono emicrania, cefalea di tipo intensivo o a grappolo; ci sono quelle secondarie in cui il sintomo è la conseguenza di altre patologie, che possono essere intra o extracraniche e di varia natura, derivanti da un trauma cranico, un’emorragia cerebrale o l’ipertensione arteriosa: una miriade di modalità e cause per una patologia che colpisce sempre più italiani.

Secondo una recente ricerca a livello mondiale, il 12 per cento della popolazione soffre di emicrania, il 3 per cento di cefalea cronica (il disturbo è presente per più di 15 giorni al mese). La forma episodica, negli anni, può diventare cronica, soprattutto se si fa un uso eccessivo di farmaci sintomatici, di eccesso ponderale, di patologie del sonno e di stati ansioso – depressivi.

Per quanto riguarda il nostro paese, il 75 per cento degli italiani soffrono di cefalea tensiva ma sanno poco o nulla di questo disturbo che spesso è il modo con il quale l’organismo manifesta ansia o disagio.

Il dottor Diego Frigoli, psichiatra, psicoterapeuta e fondatore del pensiero ecobiopsicologico, presidente della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto Aneb, non solo ha riconosciuto la serietà di questa patologia, ma soprattutto ne ha spiegato i sintomi da non sottovalutare, soprattutto per quanto concerne la cefalea tensiva, la forma più diffusa.

A tal proposito ha dichiarato: “I sintomi principali della cefalea tensiva sono il dolore intenso e di tipo oppressivo chiamato generalmente cerchio alla testa, inoltre il dolore non è pulsante ed è bilaterale, si avverte anche pressione dietro gli occhi. Dietro l’emergere della cefalea vi sono cause sia fisiologiche ma anche componenti psicologiche. La forma idiopatica della cefalea rappresenta un fenomeno di grande importanza da diversi punti di vista, ovvero in ambito medico, psicologico e sociale. Purtroppo nella cura della cefalea si tende a considerare il sintomo e non si tiene conto della causa che lo determina. Gli antidolorifici danno giovamento creando un sollievo momentaneo ma non curano il motivo per cui il dolore si è manifestato”.

Per la cura, si può ricorrere alla terapia farmacologica, ma non solo: “L’agopuntura appare molto efficace nella cura del dolore dovuto a tale patologia, poiché permette di allentare le contrazioni tensive muscolari, riducendo il dolore nell’ 80% dei casi. Gli aghi creano un microcircuito nei punti in cui vengono inseriti: sul piede, sulla gamba e sulla mano oltre che sul collo, all’incirca dieci o dodici aghi (a seconda dei casi) che provocano debolissime correnti (millesimi di volt). Inoltre ritengo sia utile, per comprendere le cause del disagio, intraprendere un percorso psicoterapico, in cui si tenga conto dell’importanza del processo di somatizzazione. In tal senso il modello ecobiopsicologico evidenzia come la somatizzazione sia il processo mediante il quale il corpo s’incarica di comunicare a se stessi e agli altri la presenza di contenuti disturbanti per la coscienza. In questo senso la cefalea costituirebbe una codificazione di contenuti affettivi ed emotivi difficili o talvolta impossibili da mentalizzare. Gli psicoterapeuti che si avvalgono di tale modalità operativa, nella presa in carico dei pazienti, sono molto attenti al continuum mente-corpo e a ciò che quest’ultimo comunica. La psicoterapia ecobiopsicologica ha condotto i nostri pazienti affetti da cefalea a migliorare la loro qualità di vita fino alla recessione del sintomo, grazie a un processo di consapevolezza e di elaborazione delle cause che hanno determinato il disturbo”.

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