Un gruppo di ricercatori dell’Università della California ha recentemente individuato una sorprendente crescita nella montagna più alta del mondo. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, il Monte Everest ha registrato un innalzamento tra i 15 e i 50 metri negli ultimi 89.000 anni, dovuto all’azione erosiva del fiume Arun.
L’erosione esercitata da questa rete fluviale, situata a circa 75 chilometri dall’Everest, ha scavato una profonda gola, provocando una perdita di massa superficiale. Questo fenomeno ha innescato un rimbalzo isostatico, un processo che comporta il sollevamento della crosta terrestre quando si riduce la pressione superficiale. Anche se si tratta di un movimento lento, solitamente limitato a pochi millimetri all’anno, nel corso dei millenni può produrre cambiamenti significativi nella morfologia terrestre.
Gli studiosi hanno rilevato che questo processo ha contribuito all’incremento dell’altezza dell’Everest di circa 15-50 metri da quando il fiume Arun si è unito alla rete fluviale adiacente del Kosi.
Il fenomeno non riguarda solo l’Everest, ma si estende anche alle montagne vicine, come il Lhotse e il Makalu, la quarta e quinta cima più alta del mondo rispettivamente. Quest’ultima, essendo più prossima al fiume Arun, subisce un innalzamento più rapido rispetto alle altre cime.