Depressione, i più colpiti? gli umbri

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La depressione può essere, a ragion veduta, eletta tra i disturbi più importanti dell’era moderna, sappiamo bene che il disturbo depressivo è legato ad un disturbo dell’umore o una patologia psichiatrica, molto spesso tale disturbo viene accompagnato da episodi che fanno crollare l’autostima della persona portandola in un circuito di perdita di interesse verso tutte le attività normalmente praticamente, persino le più elementari e quelle che “meccanicamente” eseguiamo ogni giorno.

Spesso la depressione nasce dall’incapacità di accettare una perdita o il non raggiungimento di un proprio scopo (che viene vissuto come un fallimento insuperabile). Si tratta per esempio di tutte le forme depressive che nascono da lutti personali piuttosto che dalla perdita del lavoro o dalla rottura di un’importante relazione affettiva.

Il disturbo depressivo maggiore è una malattia invalidante che coinvolge spesso sia la sfera affettiva che cognitiva della persona influendo negativamente in modo disadattativo sulla vita familiare, lavorativa, sullo studio, sulle abitudini alimentari e riguardo al sonno, sulla salute fisica con forte impatto dunque sullo stile di vita e la qualità della vita in generale.

La comprensione della natura e delle cause più profonde della depressione si è evoluta nel corso dei secoli, anche se è tuttora considerata incompleta. Le cause proposte includono fattori psicologici, psicosociali, ambientali, ereditari, evolutivi e biologici. Un uso a lungo termine e l’abuso di alcuni farmaci e/o sostanze, è noto per causare e peggiorare i sintomi depressivi.

La maggior parte delle teorie biologiche si concentrano sui neurotrasmettitori monoamine come la serotonina, la norepinefrina e la dopamina, che sono naturalmente presenti nel cervello per facilitare la comunicazione tra le cellule nervose.

Depressione gli umbri i piu depressi dello stivale

Molte persone sperimentano emozioni e sensazioni fortemente negative nell’arco della propria vita. Nel mondo si stima che circa 340 milioni di persone soffrano di depressione. La fascia di età più colpita è quella compresa tra 30 e 49 anni. Il disturbo depressivo è circa due volte più frequente tra le donne.

Anche in Italia la situazione non è certo rosea, in particolare in una determinata regione che si fregia della maglia nera: l’Umbria, in sostanza, è la regione dello ‘stivale’ con la più alta percentuale di disturbi depressivi per una certa fascia di età.

L’Umbria risulta infatti essere al top (9.5%, segue la Sardegna con due punti percentuali in meno, dato nazionale del 5.6%) per la fascia che va dai 15 ai 64 anni. Lo stesso vale per gli ‘Over’ 65 (22.3%, anche in questo caso c’è la Sardegna dietro, 19%). L’Umbria è al top anche per quel che concerne una forma di depressione più accentuata: primo posto con il 4% (media italiana del 2.6%) per la fascia di età che parte dai 15 anni, mentre per gli ‘Over’ 65 svetta la Puglia con il 10.5%.

A delinearlo è un’indagine ufficiale di Eurostat (Europa) e Istat (Italia) che conferma quello che gli esperti già si affannavano a ripetete da anni, chiedendo più considerazione per una patologia fin troppo spesso sottovalutata.

Per quanto riguarda il trattamento e la cura, i nuovi LEA danno delle indicazioni e delle risposte veramente efficaci ed innovative nel campo dell’assistenza psicologica ma la strada da fare è veramente molta, perché la Psicologia è ancora spesso vista come un lusso in un Sistema Sanitario con poche risorse, senza vedere che gli studi seri di economia sanitaria ci dicono che tutti gli interventi psicologici si ripagano da soli per i risparmi che producono e che nella maggior parte dei casi innescano ulteriore riduzione dei costi.

Sottovalutare il disagio psicologico o l’impatto di traumi o vissuti stressanti, affidarsi solo al farmaco per curare le forme depressive manifeste il più delle volte significa non essere efficaci e appropriati e lasciare che le cose si aggravino. Infatti in molti casi non abbiamo la “vis sanatrix naturae” ma un progressivo deterioramento degli equilibri di benessere e salute e l’impossibilità di costruire nuovi e più funzionali equilibri.

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