Ebola, in Italia maggiori controlli sulle navi provenienti dal Congo

VEB

Per i pochi che non lo conoscessero, l’Ebola è un virus è estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, come il virus Marburg, che causa problemi simili.

L’Ebola provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale. Il periodo di incubazione (dal momento del contagio all’insorgenza dei primi sintomi) va da 2 a 21 giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo (2-21 giorni).

L’introduzione del virus Ebola in comunità umane avviene attraverso il contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di animali infetti., ma in Africa è stata documentata l’infezione anche a seguito di contatto con scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta (Pteropodidae), scimmie, antilopi e porcospini trovati malati o morti nella foresta pluviale.

L’Ebola non si diffonde tramite aria, acqua o cibo. Non si può contrarre la malattia maneggiando denaro o prodotti alimentari o nuotando in piscina. Le zanzare non trasmettono il virus Ebola. Le persone a più alto rischio sono gli operatori sanitari e le famiglie in contatto con i malati.

Solo nel 2014, durante l’ultima grande epidemia, in Africa Occidentale il virus ha ucciso più di 11.000 persone.

Anche se al momento, per il nostro paese non c’è nessun pericolo concreto, per il nostro ministero della salute le precauzioni non sono mai abbastanza.

Ecco perché, secondo quanto prevede una circolare del ministero della Salute del 25 maggio scorso in cui si specificano le misure da mettere in campo in occasione della nuova epidemia di Ebola che ha colpito il Congo, vi deve essere una sorveglianza sanitaria mirata al momento del rientro in Italia di operatori di organizzazioni governative e non governative.

Il ritorno del virus preoccupa quindi le autorità italiane e non solo.

In questo momento l’Organizzazione mondiale della sanità non ha rilevato la necessità di dichiarare una emergenza di sanità pubblica, ma di fatto entra in campo l’ipotesi che l’epidemia possa svilupparsi. In questo senso la stessa Oms ha diramato alcune indicazioni che prevedono anche controlli in uscita negli aeroporti e nei porti del Congo.

Fino ad oggi nuovi casi di ebola sono stati riscontrati in nove Paesi: Angola, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Ruanda, Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia.

Ricordiamo che secondo gli ultimi dati disponibili dell’Organizzazione Mondiale della Sanità i casi accertati di contagio sono quasi sessanta, ventotto i morti: il virus Ebola è quindi tornato a tutti gli effetti a fare vittime nella Repubblica Democratica del Congo.

Partita qualche giorno fa dalla zona rurale di Bikoro, la febbre emorragica è già arrivata a Mbandaka, città di oltre 1 milione di abitanti. Se dovesse arrivare a Kinshasa o in altri centri urbani sarebbe una catastrofe sanitaria.

Un rischio da scongiurare a tutti i costi, anche grazie ad una campagna di vaccinazione “ad anello”: si identificano e vaccinano i contatti e i contatti dei contatti di chiunque possa essere stato infettato da un malato di ebola.

Il farmaco utilizzato è il rVSV-ZEBOV prodotto dall’azienda farmaceutica Merck.

Nel dicembre 2016 l’OMS ha pubblicato i risultati di uno studio di vaccinazione ad anello condotto in Guinea che dimostra che il vaccino fornisce una protezione sostanziale ed è sicuro per l’uso. Il vaccino ha superato gli studi di fase 3 ma non è stato ancora autorizzato dalle autorità di regolamentazione competenti.

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