Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, oggi sono ancora circa 800 milioni le persone , la maggior parte in zone rurali, che ancora non hanno abbastanza cibo da mangiare: dati sconvolgenti, contenuti nel rapporto preparato dalla Fao, dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) e dal Programma Alimentare Mondiale (Pam).
Eppure la Fao non si limita a prendere atto di quello che da molti è considerato inevitabile: se non si fa qualcosa subito entro il 2030 avremmo ancora più di 650 milioni di persone che soffriranno la fame, come spiega il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva.
In quest’ottica le Nazioni unite hanno chiesto nuovi investimenti pari a 267 miliardi di dollari (239 miliardi euro) all’anno, lo 0,3% del Pil annuo mondiale, per sconfiggere la fame nel mondo entro il 2030.
Nello specifico, la misura di protezione sociale avrebbe un costo aggiuntivo di 116 mld di dollari l’anno: 75 mld di dollari per le aree rurali e 41 mld di dollari per le aree urbane. Sarebbero inoltre necessari circa 151 mld dollari in investimenti addizionali a favore dei poveri, 105 mld di dollari per lo sviluppo rurale e l’agricoltura e 46 mld di dollari per le aree urbane, per stimolare la produzione di reddito a vantaggio di coloro che vivono in condizioni di povertà.
Uno sforzo che garantirebbe il raggiungimento di un reddito giornaliero di 1,25 dollari, una somma corrispondente al livello di soglia di povertà determinato dalla Banca Mondiale.
“Crediamo – sottolinea il Presidente dell’IFAD, Kanayo F. Nwanze – che non vedremo passi avanti nella riduzione della povertà e della fame se non investiamo seriamente nelle popolazioni rurali. Con strumenti e risorse adeguati, i piccoli produttori agricoli e imprenditori potranno trasformare le comunità in difficoltà in luoghi prosperi”.