Vedere un gatto nero che attraversa la strada è, per molti, un segnale inequivocabile: la sfortuna è in agguato. Ma da dove nasce questa credenza così radicata nella cultura popolare italiana ed europea? La verità è che il gatto nero non ha sempre avuto questa fama sinistra. Anzi, la sua storia è un affascinante viaggio che lo ha visto passare da divinità venerata a simbolo del demonio, per poi essere riabilitato in molte parti del mondo come un potente portafortuna.

Dall’Altare alla Caccia alle Streghe: Come Nasce la Superstizione
Per scoprire le radici di questa superstizione, dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino all’Antico Egitto. Lì, i gatti, indipendentemente dal colore del mantello, erano considerati animali sacri, incarnazioni della dea Bastet, protettrice della casa, della fertilità e della felicità. Uccidere un gatto, anche involontariamente, poteva costare la vita. Il loro status era talmente elevato che venivano mummificati e sepolti con tutti gli onori.
Il cambio di rotta avvenne in Europa durante il Medioevo. In un’epoca dominata dalla paura e dalla superstizione, la Chiesa iniziò a combattere con forza ogni forma di paganesimo. Il gatto nero, con il suo manto scuro e la sua natura indipendente e notturna, divenne il bersaglio perfetto. Il suo colore veniva associato alle tenebre, al male e all’ignoto.
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- Ma da dove nasce la superstizione del gatto nero?
La situazione precipitò nel XIII secolo. Con la bolla “Vox in Rama” del 1233, Papa Gregorio IX, pur non nominando direttamente i gatti, condannò un culto eretico in Germania che si diceva adorasse il diavolo sotto forma di un uomo e di un gatto nero. Questo documento è spesso citato come l’inizio di una vera e propria persecuzione. I gatti neri furono associati indissolubilmente alla stregoneria, visti come compagni delle streghe o addirittura come streghe trasformate.
A questa psicosi collettiva si aggiunse una ragione molto più pratica. Le strade medievali erano buie e non illuminate. Un gatto nero, quasi invisibile di notte, poteva facilmente spaventare i cavalli che trainavano carri e carrozze, causando incidenti. Da qui nacque l’idea che l’attraversamento di un gatto nero fosse un presagio di sventura imminente.
Non Tutto il Mondo è Paese: Dove il Gatto Nero è un Amuleto Vivente
Mentre in Italia e in altre parti d’Europa si consolidava la fama di portasfortuna, in altre culture il gatto nero era ed è tuttora un simbolo di buon auspicio. Nel Regno Unito, ad esempio, un gatto nero in casa è considerato un segno di prosperità e si crede che porti fortuna alla sposa che ne riceve uno in dono il giorno delle nozze. I marinai britannici, notoriamente superstiziosi, amavano avere un gatto nero a bordo, convinti che proteggesse la nave dalle tempeste.
Questa visione positiva è condivisa anche in altre parti del mondo:
- Giappone: Qui il gatto nero è un potente simbolo di fortuna. Si ritiene che tenga lontani gli spiriti maligni e per le donne single, si dice che attiri pretendenti. Il famoso Maneki-neko, il gatto che saluta, se di colore nero, amplifica la sua capacità di allontanare la negatività.
- Scozia: L’arrivo di un gatto nero sulla soglia di casa preannuncia ricchezza e prosperità.
- Francia del Sud: I gatti neri sono chiamati “matagots” o “gatti maghi” e, secondo la tradizione, se ben trattati portano grande fortuna al loro proprietario.
La Psicologia Dietro la Superstizione
Perché, nonostante le evidenze storiche e culturali contrarie, la credenza sul gatto nero persiste? La psicologia spiega che le superstizioni nascono dal bisogno umano di trovare un senso e un controllo in un mondo incerto. Come spiega uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science, “le superstizioni possono offrire la sensazione di avere un maggiore controllo sugli eventi, specialmente in situazioni di stress o incertezza”. Creare un’associazione tra un evento (il passaggio del gatto) e una conseguenza (la sfortuna) è un modo per il nostro cervello di dare un ordine al caos.
Oggi, questa superstizione ha conseguenze reali e tristi. I dati dei rifugi per animali mostrano spesso che i gatti neri sono tra gli ultimi ad essere adottati. Per combattere questo pregiudizio, in Italia è stata istituita la “Giornata del Gatto Nero”, che si celebra il 17 novembre, un giorno scelto non a caso per esorcizzare la sfortuna associata sia al felino che al numero.
In definitiva, la storia ci insegna che la sfortuna non risiede nel colore del mantello di un gatto, ma negli occhi di chi lo guarda con pregiudizio. Questi eleganti felini, che hanno attraversato i secoli passando da divinità a demoni, non sono altro che splendidi animali domestici in cerca di affetto, proprio come tutti gli altri.
Domande Frequenti (FAQ)
Perché proprio il gatto nero e non di un altro colore? Il colore nero è stato storicamente associato in molte culture occidentali alla notte, alla morte e al mistero. Nel Medioevo, questa associazione si fuse con la paura della stregoneria, rendendo il gatto nero il capro espiatorio ideale per le ansie e le superstizioni dell’epoca.
Cosa dice la scienza sui gatti neri? La scienza sfata completamente ogni superstizione. Anzi, una ricerca del National Institutes of Health ha suggerito che la mutazione genetica che causa il mantello nero potrebbe offrire ai gatti una maggiore resistenza ad alcune malattie, come l’HIV felino. Il loro colore è un vantaggio, non una maledizione.
È vero che i gatti neri vengono ancora perseguitati? Purtroppo, anche se la caccia alle streghe è finita, i gatti neri subiscono ancora le conseguenze di queste antiche credenze. Oltre ad avere tassi di adozione più bassi nei gattili, sono talvolta vittime di maltrattamenti, specialmente in prossimità di date come Halloween, a causa della loro associazione con l’occulto.
Cosa posso fare se vedo un gatto nero che attraversa la strada? La cosa migliore da fare è ammirare la sua eleganza e continuare per la propria strada senza timore. Ricorda che in molti paesi del mondo, come l’Inghilterra e il Giappone, questo evento sarebbe considerato un segno di grande fortuna. La vera sfortuna è permettere a una superstizione infondata di condizionare la nostra giornata.
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