Uno studio recente lancia un segnale d’allarme sull’uso eccessivo dello smartphone tra i giovani lavoratori: i dipendenti della Generazione Z controllano il telefono fino a una volta ogni cinque minuti durante l’orario d’ufficio. Il dato, emerso da una ricerca condotta dal provider britannico Talkmobile, solleva interrogativi sulle abitudini digitali dei nativi digitali e sull’impatto della tecnologia sulla produttività sul lavoro.

Lo studio: oltre il 25% della Gen Z guarda il telefono ogni 5 minuti
L’indagine ha coinvolto 2.000 cittadini britannici, con focus sui comportamenti legati all’uso del cellulare. I risultati parlano chiaro:
- 25% degli under 27 (Gen Z) controlla lo smartphone ogni 5 minuti durante il lavoro.
- 35% lo fa ogni 10 minuti per leggere messaggi o aggiornamenti social.
- 10% ammette di tenerlo sotto controllo costante per tutta la giornata lavorativa.
- 66% dichiara di controllare almeno una volta all’ora.
Questa iperconnessione sembra ormai parte integrante della routine quotidiana dei lavoratori più giovani, alimentata da notifiche continue, FOMO (fear of missing out) e abitudini digitali consolidate fin dall’adolescenza.
Millennial e Gen X: anche loro sempre connessi, ma meno della Gen Z
La Generazione Y (i Millennial, oggi tra i 28 e i 43 anni) non è da meno:
- 20% controlla il telefono ogni 5 minuti;
- 26% ogni 10 minuti;
- 76% almeno una volta all’ora.
Più moderati invece i Baby Boomer (60+): solo il 2% lo fa a intervalli di 5-10 minuti e circa 1 su 10 almeno una volta all’ora. Come nota The Guardian, queste differenze generazionali riflettono un rapporto molto diverso con la tecnologia e con l’idea di “disconnessione”.
Smartphone anche al cinema e a tavola: Gen Z sempre online
Il comportamento digitale non si ferma all’ufficio. Secondo Talkmobile:
- 25% della Gen Z ammette di usare lo smartphone anche al cinema.
- Durante i pranzi di famiglia, il 16% dei Millennial guarda lo smartphone, contro il 13% della Gen Z e l’11% della Gen X.
Curiosamente, i Millennial si dimostrano meno capaci di staccarsi dal telefono anche in situazioni sociali: il 41% ammette di scorrere i social mentre è fuori con gli amici, contro il 35% della Gen Z. I Baby Boomer invece lo fanno soprattutto mentre guardano la TV, con un 36% che lo considera normale.
Le implicazioni: multitasking o distrazione digitale?
Secondo la psicologa Sherry Turkle, docente al MIT e autrice di Reclaiming Conversation, l’uso eccessivo dello smartphone sul lavoro può compromettere la capacità di concentrazione, ridurre l’empatia e aumentare il rischio di burnout. Le aziende, da parte loro, iniziano a interrogarsi su come gestire l’iperconnessione dei dipendenti senza compromettere l’autonomia o la produttività.
Talkmobile: tecnologia sì, ma senza dipendenza
Lo studio è stato commissionato da Talkmobile, operatore mobile con un punteggio di 4,7 su Trustpilot e vincitore di 9 premi per il customer service dal 2023. Come spiega Sarah Boyle, responsabile operazioni dell’azienda:
“Crediamo che un telefono debba stare più in tasca che nel palmo della mano. Deve essere parte della vita, non tutta la vita.”
L’azienda promuove un utilizzo consapevole della tecnologia, offrendo soluzioni semplici e senza fronzoli, pensate per facilitare la quotidianità, non complicarla.
Conclusione
La Generazione Z è nata con lo smartphone in mano: è logico che ne faccia un uso intensivo anche sul lavoro. Ma la sfida è trovare un equilibrio tra connessione digitale e attenzione mentale, per evitare che lo strumento diventi una fonte di stress anziché un alleato.