La Germania si prepara a fronteggiare scenari di crisi estrema, trasformando le infrastrutture civili come stazioni della metropolitana, parcheggi sotterranei e tunnel urbani in rifugi antiaerei. Una mossa storica che riflette un cambio netto nella politica di sicurezza nazionale, motivato dai timori crescenti legati al conflitto in Ucraina e all’instabilità geopolitica in Europa orientale.
Ralph Tiesler, direttore dell’Ufficio federale per la protezione civile e l’assistenza in caso di calamità (BBK), ha rilasciato dichiarazioni significative al quotidiano Süddeutsche Zeitung, evidenziando come la Germania stia superando l’illusione della “pace garantita” nel continente europeo.
Perché la Germania vuole trasformare strutture civili in rifugi?
Secondo Tiesler, la guerra in Ucraina ha risvegliato la consapevolezza della vulnerabilità europea, mostrando che anche le nazioni occidentali non sono immuni da possibili conflitti. Per decenni, la Germania ha smantellato lentamente le infrastrutture difensive della Guerra Fredda, ma oggi la strategia cambia direzione.
Il piano include la riconversione di stazioni metropolitane, tunnel stradali, scantinati pubblici e parcheggi interrati in rifugi di emergenza, con l’obiettivo di garantire protezione rapida a milioni di cittadini in caso di attacco o disastro.
Rete di rifugi obsoleta: i numeri della vulnerabilità tedesca
Attualmente, secondo il Bundesamt für Bevölkerungsschutz, in Germania sono rimasti operativi solo 580 dei circa 2.000 rifugi costruiti durante la Guerra Fredda, e molti di questi non soddisfano più gli standard moderni di protezione.
La capacità protettiva dei rifugi esistenti è estremamente limitata: solo 480.000 persone possono trovare riparo, pari allo 0,5% della popolazione tedesca. Una percentuale ritenuta insufficiente e preoccupante, se confrontata con altri Paesi europei.
Il confronto con la Finlandia: un modello di preparazione civile
La Germania guarda con attenzione alla Finlandia, dove esiste una delle reti di rifugi più estese e funzionali al mondo. Secondo dati riportati da Yle News, il Paese nordico dispone di oltre 50.000 rifugi capaci di ospitare circa 4,8 milioni di persone, equivalente all’85% della popolazione nazionale.
Questa rete capillare, progettata fin dal periodo della Guerra Fredda, comprende strutture integrate nella vita quotidiana – palestre, autorimesse, centri commerciali – che in caso di allarme possono essere sigillate e riconvertite in pochi minuti.
Obiettivi della Germania: un milione di nuovi posti in rifugi entro il 2030
Tiesler ha dichiarato che l’obiettivo iniziale del governo federale è creare almeno un milione di posti rifugio nei prossimi anni, utilizzando infrastrutture esistenti per evitare ritardi e costi eccessivi.
Tuttavia, il progetto richiederà risorse ingenti: 10 miliardi di euro in 4 anni e fino a 30 miliardi in un arco di 10 anni, destinati non solo alla costruzione fisica, ma anche all’aggiornamento tecnologico dei sistemi di filtraggio dell’aria, comunicazione d’emergenza e autosufficienza energetica.
Un nuovo paradigma di difesa civile in Europa
L’iniziativa tedesca segna un importante ritorno alla cultura della difesa civile, quasi dimenticata dopo la fine della Guerra Fredda. Non si tratta solo di preparazione militare, ma anche di resilienza urbana e sicurezza per i civili in scenari di guerra, disastri naturali o attacchi terroristici.
Le autorità tedesche presenteranno un piano completo entro l’estate 2025, ma il messaggio è già chiaro: l’Europa non può più permettersi di considerare la guerra un’eventualità remota.
L’appello degli esperti: “Serve una cultura della prevenzione, non della paura”
Gli analisti di sicurezza e gli esperti di geopolitica sottolineano che questa misura non va interpretata come allarmismo, bensì come un investimento strategico nella protezione della popolazione.
Come afferma anche il German Institute for International and Security Affairs (SWP) in un report del 2023, la resilienza civile è un pilastro della sicurezza nazionale moderna, soprattutto in uno scenario globale sempre più instabile.
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