I Pentagon Papers, un nome che evoca segreti e bugie di stato, rappresentano uno dei più grandi scoop giornalistici del XX secolo. Questo monumentale studio top-secret del Dipartimento della Difesa americano, trapelato nel 1971, ha svelato al mondo una realtà sulla Guerra del Vietnam drammaticamente diversa da quella raccontata per decenni da quattro diverse amministrazioni statunitensi. Non si trattava di errori o di semplice ottimismo, ma di un inganno sistematico perpetuato ai danni del popolo americano e del mondo intero.
La pubblicazione di questi documenti, prima sul New York Times e poi sul Washington Post, grazie al coraggio dell’analista militare Daniel Ellsberg, ha innescato una crisi politica e costituzionale senza precedenti, cambiando per sempre la percezione pubblica del conflitto.

L’Inganno Sistematico di Quattro Amministrazioni
Il rapporto, intitolato formalmente “Report of the Office of the Secretary of Defense Vietnam Task Force”, era composto da 7.000 pagine che analizzavano il coinvolgimento americano in Indocina dalla Seconda Guerra Mondiale al 1967. Commissionato dal Segretario alla Difesa Robert McNamara, lo studio non era destinato a diventare di dominio pubblico. Le sue conclusioni erano a dir poco esplosive.
La rivelazione più scioccante dei Pentagon Papers è stata la dimostrazione che le amministrazioni Truman, Eisenhower, Kennedy e Johnson avevano deliberatamente ingannato il Congresso e l’opinione pubblica. Avevano nascosto la reale portata delle operazioni militari, le vere motivazioni del conflitto e la consapevolezza interna che la guerra fosse, con ogni probabilità, impossibile da vincere.
Ecco alcuni dei punti chiave emersi dai documenti:
- Espansione segreta della guerra: Mentre i leader politici parlavano di un coinvolgimento limitato, i documenti provavano che gli Stati Uniti avevano segretamente ampliato il conflitto. Questo includeva bombardamenti a tappeto sulla Cambogia e sul Laos, incursioni costiere nel Vietnam del Nord e operazioni offensive dei Marine, tutte attività tenute nascoste al pubblico.
- Le vere motivazioni del conflitto: La retorica ufficiale parlava di difendere la democrazia nel Vietnam del Sud. I documenti interni, tuttavia, dipingevano un quadro molto diverso. Un memorandum dell’Assistente Segretario alla Difesa John McNaughton, citato nei Papers, riassumeva così gli obiettivi reali degli Stati Uniti:
- 70% – Evitare una sconfitta umiliante per la reputazione degli USA.
- 20% – Contenere l’influenza cinese.
- 10% – Permettere al popolo del Vietnam del Sud di vivere una vita migliore e più libera.
- Origini del coinvolgimento: I Papers hanno rivelato che il coinvolgimento americano era iniziato molto prima di quanto si pensasse. L’amministrazione Truman, ad esempio, aveva finanziato segretamente la Francia nella sua guerra coloniale contro il Viet Minh a guida comunista, ponendo le basi per il futuro intervento diretto degli USA.
- Pessimismo interno: Nonostante le dichiarazioni pubbliche ottimistiche, all’interno del governo regnava il pessimismo. I leader politici e militari erano consapevoli che la vittoria era un miraggio e che il governo del Vietnam del Sud era debole e corrotto.
L’Impatto della Verità e la Battaglia per la Stampa
La pubblicazione dei Pentagon Papers ebbe l’effetto di una bomba. L’amministrazione Nixon, sebbene non direttamente coinvolta negli inganni descritti nei documenti (che si fermavano al 1967), cercò disperatamente di bloccare la pubblicazione per ragioni di “sicurezza nazionale”. Ne seguì una storica battaglia legale che arrivò fino alla Corte Suprema.
Nel celebre caso New York Times Co. v. United States, la Corte si pronunciò a favore della libertà di stampa, stabilendo che il governo non era riuscito a dimostrare un pericolo così grave e imminente da giustificare la censura preventiva. Questa sentenza è considerata una pietra miliare per il Primo Emendamento della Costituzione americana. Come affermò il giudice Hugo Black nella sua opinione concorrente, “solo una stampa libera e senza restrizioni può svelare efficacemente l’inganno nel governo”.
L’impatto sull’opinione pubblica fu devastante. La fiducia nel governo crollò verticalmente. I documenti confermarono i peggiori sospetti del movimento pacifista e convinsero molti americani moderati che la guerra fosse basata su una menzogna. Il divario di credibilità tra ciò che il governo diceva e ciò che i cittadini credevano divenne un abisso incolmabile.
I tentativi illegali dell’amministrazione Nixon di screditare Daniel Ellsberg, tra cui un’irruzione nell’ufficio del suo psichiatra, furono tra i primi passi che avrebbero portato allo scandalo Watergate e alle successive dimissioni del presidente. I Pentagon Papers, quindi, non solo svelarono la verità sul Vietnam, ma innescarono una catena di eventi che mise a nudo la corruzione ai vertici del potere.
Domande Frequenti (FAQ)
Cosa sono esattamente i Pentagon Papers?
Sono una raccolta di documenti top-secret del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Questo studio, composto da 47 volumi, descriveva in dettaglio la storia del processo decisionale politico-militare americano in Vietnam dal 1945 al 1967. Ha rivelato un sistematico inganno pubblico da parte di diverse amministrazioni.
Chi ha fatto trapelare i Pentagon Papers e perché?
A far trapelare i documenti fu Daniel Ellsberg, un ex analista del Pentagono che aveva lavorato allo studio. Inizialmente sostenitore della guerra, Ellsberg si convinse che il conflitto fosse immorale e basato su menzogne. Decise quindi di rendere pubblica la verità, credendo che il popolo americano avesse il diritto di conoscere i segreti del governo.
Qual è stata la principale rivelazione dei documenti?
La rivelazione fondamentale è che quattro amministrazioni presidenziali (Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson) avevano mentito al Congresso e al pubblico sulla reale portata e sulle vere motivazioni della Guerra del Vietnam. Avevano segretamente intensificato il conflitto pur sapendo che le possibilità di vittoria erano estremamente scarse.
Che impatto hanno avuto i Pentagon Papers sulla guerra?
Sebbene non abbiano posto fine immediatamente alla guerra, hanno inferto un colpo durissimo al sostegno pubblico per il conflitto. Hanno alimentato il movimento pacifista, eroso la fiducia nel governo e nella presidenza, e rafforzato la determinazione della stampa a sfidare il potere esecutivo, contribuendo ad accelerare il disimpegno americano.
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