Basato sul marchio di fantascienza di fama internazionale, “Ghost in the Shell” segue la saga di Major, un singolare ibrido umano-cyborg a capo della task force d’elite Section 9: impegnato a contrastare i più pericolosi criminali ed estremisti, Section 9 affronta un nemico il cui unico obiettivo è eliminare gli sviluppi di cyber tecnologia della Hanka Robotic.
Sulla sceneggiatura e negli intenti dei suoi sceneggiatori e produttori, la pellicola sarebbe dovuta essere un successo, ed invece si è già rivelata un clamoroso flop al botteghino.
Il nuovo film di Rupert Sanders, con Scarlett Johansson, Takeshi Kitano, Michael Pitt, Pilou Asbæk e il premio Oscar Juliette Binoche, è in sala dal 30 marzo ma è stato sconfitto dal Baby Boss di DreamWorks Animation che ha esordito con 50.1 milioni di dollari contro i 18.6 milioni di Ghost in the Shell, portando a casa quindi un terzo posto davvero deludente per un film costato 110 milioni.
il flop al box office nordamericano e internazionale, secondo quanto riportato da Deadline in un articolo online, porterà la Paramount Pictures a perdere circa 60 milioni di dollari, cifra che si basa su una proiezione globale di 200 milioni di dollari di incasso (50 milioni in USA, e altri 150 milioni nel resto del mondo).
La pellicola avrebbe subito numerosi problemi in fase di post-produzione, soprattutto per la mancanza di una supervisione, cosa questa che avrebbe portato a un completamento del film appena due settimane prima dell’effettiva uscita nelle sale.
Il film inoltre è stato preceduto da numerose polemiche di ‘whitewashing’: “è un film molto importante per i fan, essendo basato su un anime famoso. Quindi cerchi sempre di onorare il materiale di partenza ma cercando di fare una pellicola per il grande pubblico. E’ una sfida, e le recensioni non hanno aiutato”, ha commentato amareggiato Kyle Davies della Paramount.