Giornata Mondiale della Prematurità il 17 novembre

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In campo medico, si definisce parto pretermine o prematuro un parto il cui travaglio ha luogo tra la 22ª settimana e la 37ª settimana completa di gestazione. La durata della maggior parte delle gravidanze è di circa 40 settimane ma circa il 10% dei parti avviene prima. Un neonato nato tra la 37ª e la 42ª settimana è considerato a termine.

Negli ultimi vent’anni le nascite di bambini prematuri sono in aumento.

Se in Africa e in Asia le cause sono spesso legate alla povertà, alla denutrizione e alla mancanza di diagnosi corrette, nei Paesi sviluppati invece l’incremento è dovuto in parte all’aumento dell’età media in cui si affrontano le gravidanze ma anche perché le diagnosi da noi sono più efficaci grazie a controlli più rigorosi che permettono di riconoscere per tempo eventuali patologie.

Per fortuna, in Italia il tasso di sopravvivenza dei piccoli prematuri è tra i più elevanti al mondo e supera il 90% anche nel caso di bambini nati pretermine che pesano meno di 1500 gr alla nascita. In linea di massima, ogni settimana pesa con un incremento del 20% nel range di sopravvivenza del neonato. Questo significa che se un neonato partorito a 23 settimane di gestazione può sopravvivere solo nel 40% dei casi, a 25 settimane la sua percentuale di sopravvivenza balza già all’80%.

Giornata Mondiale della Prematurità il 17 novembre

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Il bambino nato prematuro, in ogni caso, è comunque un bambino che non ha trascorso, nell’utero, il tempo sufficiente per svilupparsi e crescere correttamente. In altre parole, viene alla luce con degli organi (polmoni, cervello, cuore ) non ancora del tutto formati. Tutto ciò rende più difficile il suo adattamento al mondo esterno e riduce la sua capacità di sopravvivenza: tali difficoltà sono tanto più accentuate quanto più pretermine è il parto.

In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, che si terrà il prossimo 17 novembre, la Società Italiana di Neonatologia sottolinea l’importanza dell’assistenza individualizzata per i prematuri, perché i piccoli non sono tutti uguali e necessitano di un’assistenza tanto maggiore quanto più bassa è la loro età gestazionale, con un approccio individualizzato delle cure.

Non solo: per garantire la migliore assistenza, spiegano, il primo passo è quello di ridurre il numero di punti nascita, a favore di quelli più grandi, così da aumentare gli standard di sicurezza.

Fondamentale è anche garantire ai genitori l’ingresso nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale 24/24 h. Lasciare libere le mamme di stare a contatto col proprio bambino è importante non solo per promuovere l’allattamento al seno, ma anche per favorire lo sviluppo neurologico del neonato e consolidare il rapporto madre-figlio, ad esempio attraverso la Kangaroo care.

Da non sottovalutare, concludono gli esperti, sono anche i costi per garantire la sopravvivenza e ridurre le patologie e le disabilità permanenti dei neonati altamente pretermine. Per ogni prematuro estremo sopravvissuto, infatti, i costi oscillano tra i 100 e i 300 mila euro a seconda della patologia, cui vanno poi aggiunti quelli per le eventuali complicanze a distanza.

In occasione della Giornata dedicata ai neonati prematuri, in tutto il mondo vengono illuminati monumenti oppure punti di interesse con il colore viola (simbolo della prematurità).

In Italia l’evento è promosso da Vivere Onlus, coordinamento nazionale delle associazioni per la neonatologia, insieme ad EFCNI, una realtà consolidata che intende – come spiega sul proprio sito – “favorire l’interscambio culturale e la solidarietà tra le associazioni di genitori che operano nel settore dell’assistenza neonatale, incentivando e agevolando la costituzione di nuove associazioni”.

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