Le recenti immagini provenienti dalla Cina, dove nella contea di Zhangpu sono caduti chicchi di grandine grandi quanto uova di gallina, hanno acceso i riflettori sull’impatto delle attività umane sul clima. Questi eventi estremi hanno riaperto il dibattito sul potenziale uso della geoingegneria per fini non solo ambientali, ma anche strategici e militari. Un esempio storico emblematico è quello dell’Operazione Popeye, un progetto top secret condotto dagli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam.

Cos’era l’Operazione Popeye?
L’Operazione Popeye, avviata nei primi anni ’60, fu un esperimento militare statunitense che mirava a modificare artificialmente le condizioni meteorologiche nel Sud-Est asiatico. Lo scopo? Prolungare la stagione monsonica e rendere impraticabili le rotte nemiche, in particolare lungo la celebre pista di Ho Chi Minh, attraverso la tecnica dell’inseminazione delle nuvole con ioduro d’argento.
Secondo documenti declassificati del Dipartimento della Difesa, l’iniziativa ottenne il via libera dall’amministrazione del presidente John F. Kennedy e fu intensificata sotto Lyndon B. Johnson. Come riportato anche dalla Library of Congress, il progetto fu operativo tra il 1967 e il 1972, prima di essere abbandonato per le gravi implicazioni ambientali e politiche.
Le conseguenze: impatti ambientali e sanitari devastanti
Oltre al fallimento strategico – le piogge colpirono spesso anche le truppe americane – l’Operazione Popeye lasciò dietro di sé una lunga scia di danni ambientali. In parallelo, durante il conflitto furono utilizzati diserbanti come l’Agente Arancio, contenente diossina, una sostanza altamente tossica e mutagena. Secondo la U.S. Department of Veterans Affairs, milioni di persone, inclusi civili vietnamiti e veterani americani, subirono gravi conseguenze sanitarie a lungo termine.
Le armi climatiche oggi: una minaccia ancora attuale?
Sebbene le Nazioni Unite abbiano adottato nel 1977 la Convenzione ENMOD (Environmental Modification Convention), che vieta l’uso della modificazione ambientale per fini ostili, il timore che tali pratiche non siano del tutto scomparse rimane. Il climatologo Alan Robock, docente alla Rutgers University, ha dichiarato in diverse interviste, tra cui una alla BBC, di essere stato contattato da rappresentanti dell’esercito statunitense per discutere delle potenzialità della geoingegneria. Robock ha più volte espresso il timore che queste tecnologie possano essere utilizzate anche a fini bellici, sia sulla Terra che nello spazio.
Un monito per il presente
I fenomeni climatici estremi, come quelli osservati di recente in Asia, pongono interrogativi sempre più urgenti sull’interazione tra tecnologia e ambiente. Sebbene non vi siano prove dirette che eventi come le grandinate eccezionali siano causati da interventi umani deliberati, la storia dell’Operazione Popeye ci ricorda quanto sottile possa essere il confine tra ricerca scientifica, controllo del clima e manipolazione strategica.
Fonti autorevoli:
- Library of Congress: Weather Modification During the Vietnam War
- U.S. Department of Veterans Affairs: Agent Orange exposure and VA disability compensation
- BBC News: Geoengineering: Can we control the weather?