Guillermo del Toro incanta Venezia con la sua favola

VEB

Per gli appassionati del regista messicano la semplicità della sua ultima pellicola non è affatto una novità, ma continua a sorprendere come la più classica delle trame possa veicolare un’emozione così forte: Guillermo del Toro è riuscito ad incantare il pubblico della Mostra del Cinema di Venezia con la sua pellicola “The Shape of Water”.

Il film, distribuito da Fox Searchlight nelle sale italiane a febbraio prossimo, è la storia di Elisa (Sally Hawkins che si candida alla Coppa Volpi) una giovane donna, orfana e muta che vive a Baltimora nell’epoca della Guerra Fredda. Nonostante il passato difficile e il suo handicap è riuscita a costruirsi un suo piccolo mondo apparentemente perfetto.

Quando nel laboratorio dove lavora arriva, in cattività, una creatura misteriosa con gambe, braccia e testa come noi ma interamente coperto di squame che il governo americano vuole sfruttare come cavia nella corsa allo spazio, Elisa scopre un essere che la guarda per quello che è senza compatimento e senza morbosa curiosità. E se ne innamora.

Il film è innanzitutto una riflessione sul mondo di una donna che percepisce con grande lucidità la sua stessa solitudine e anomalia, eppure grazie alla sua diversa eloquenza riesce a stringere a sé alleati e amici preziosi per il momento in cui la sua passionalità sarà finalmente pronta a sbocciare.

La storia procede tra citazione e autocitazione, sul doppio binario del cinema classico e dell’autoconsacrazione della mente fantasy.

Ma in “The shape of water” il regista, scrittore e sceneggiatore messicano ha mischiato anche la sua conoscenza fumettistica, l’amore per la storia del cinema (Elisa vive sopra una sala cinematografica) la passione per i cartoon (ha prodotto “Kung Fu Panda”) in un miscuglio che è un equilibrio di delizia fantastica e ottima capacità registica.

Il regista poi all’incontro con la stampa accende i cronisti con le sue battute, le sue riflessioni, i colti riferimenti cinematografici (e le sue confessioni di uomo e cineasta.

“È dieci anni che cerco di fare Pinocchio, quando l’ho annunciato tutti i produttori erano entusiasti ma quando ho chiarito però che il film sarebbe stato ambientato nell’Italia di Mussolini e il protagonista era un Pinocchio antifascista sono spariti. Se avete 35 milioni di dollari, io ho i pupazzi pronti: fate felice un messicano”, ha chiosato.

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