Dimentica superfood, integratori e app di biohacking: secondo lo studio scientifico più lungo mai condotto sull’essere umano, il vero segreto per una vita lunga e sana non si trova né nel cervello né nell’intestino, ma nel cuore — inteso come la qualità delle relazioni affettive.
Lo ha dichiarato il Dr. Robert Waldinger, psichiatra e direttore dell’Harvard Study of Adult Development, uno studio iniziato nel 1938 e tuttora in corso, durante il primo New York Times Well Festival. La scoperta più sorprendente?

“Il più potente indicatore di longevità e salute non è il colesterolo né il DNA, ma la profondità dei legami umani”, ha detto Waldinger.
Le relazioni come scudo contro lo stress
I ricercatori sono rimasti sorpresi nel constatare come la qualità delle relazioni sociali influenzi direttamente la fisiologia del corpo. Le persone circondate da relazioni autentiche mostrano livelli di stress più bassi, un sistema immunitario più forte e un rischio inferiore di sviluppare patologie croniche.
“Una buona relazione agisce come un antistress naturale,” spiega Waldinger. “Quando siamo in compagnia di qualcuno di cui ci fidiamo, il battito cardiaco rallenta, il respiro si calma e il nostro corpo entra in uno stato di equilibrio.”
Al contrario, la solitudine cronica è stata collegata a un aumento del rischio di demenza, ictus e depressione, come confermato anche da uno studio pubblicato su The Lancet Healthy Longevity nel 2023.
Le buone relazioni non si improvvisano: vanno coltivate
Secondo Waldinger, non basta “avere relazioni”, ma è fondamentale investire attivamente nel mantenerle:
“Così come nessuno si aspetta di essere in forma senza fare esercizio, non possiamo aspettarci di avere legami forti senza coltivarli ogni giorno.”
Piccoli gesti quotidiani — un messaggio a un amico, uno sguardo sincero al barista, una telefonata ai genitori — possono avere un impatto sorprendente sul nostro benessere. Waldinger li definisce “micro-dosi di felicità” capaci di ricaricare emotivamente anche le giornate più stressanti.
Una cultura che ci distrae dalla felicità autentica
Durante il suo intervento, Waldinger ha criticato anche l’illusione promossa dalla cultura contemporanea, secondo cui il successo materiale equivale alla felicità:
“Follower, denaro e premi sembrano darci soddisfazione, ma non ci rendono felici davvero. La verità è che nessuno è sempre felice, e l’inseguimento della perfezione emotiva è irrealistico.”
Un concetto condiviso anche dalla psicoterapeuta Kathryn Smerling, che ha dichiarato al New York Post di prescrivere “socializzazione attiva” ai suoi pazienti come parte integrante del benessere mentale, soprattutto in un’epoca dove le interazioni digitali stanno sostituendo quelle reali.
In conclusione: il superpotere nascosto? Chiamare un amico
La scienza ci invita a riscoprire il valore delle connessioni umane. Invece di cercare l’elisir di lunga vita in una pillola o in una nuova routine di benessere, potremmo iniziare semplicemente con una chiacchierata sincera con chi ci sta a cuore.
Come suggerisce Waldinger:
“La prossima volta che vuoi sentirti un supereroe, prova a chiamare tua madre.”
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