Le autorità incaricate dell’applicazione della legge potranno presto avvalersi di una metodologia innovativa nelle investigazioni criminali che permetterà la rivelazione di tracce di prova nell’atmosfera.
Questo nuovo strumento offrirà agli inquirenti un’inedita strategia per rintracciare i malviventi, anche in presenza di tentativi da parte degli stessi di nascondere le proprie tracce. In passato, il rilevamento del DNA si basava sulla raccolta da oggetti come tovaglioli o pezzi di arredamento abbandonati. Tuttavia, con l’evolversi delle tattiche criminali, questi ultimi hanno affinato i metodi per eludere la cattura, adottando l’uso di guanti e la pulizia meticolosa delle superfici per annientare qualunque prova potenziale.
Una ricerca recente, pubblicata sulla rivista Electrophoresis, ha rivelato che è possibile individuare tracce di DNA umano nell’aria e sulle superfici esposte al flusso d’aria, quali gli impianti di condizionamento.
L’analisi ha dimostrato che il DNA estratto dall’ambiente aereo è indicativo di presenze più recenti, mentre quello prelevato dagli apparecchi di condizionamento tende a essere di datazione leggermente antecedente.
Questa innovazione apre nuove possibilità per gli esperti di scienze forensi, che ora possono estrarre il DNA da sistemi di ventilazione e condizionamento per identificare non solo chi frequenta abitualmente determinati ambienti, ma anche chi vi ha soggiornato temporaneamente o di recente. Questo risulta essere un ausilio cruciale in situazioni dove si presume che gli indiziati abbiano utilizzato guanti o abbiano ripulito il luogo di un delitto.
“La ricerca conferma che è fattibile ottenere campioni di DNA dall’aria e da superfici interessate dal flusso d’aria, come gli impianti di climatizzazione, facilitando l’identificazione sia di frequentatori abituali che di ospiti temporanei di determinati spazi,” hanno dichiarato i ricercatori.
Il prelievo da sistemi di climatizzazione può servire a determinare la presenza di occupanti stabili o di lunga durata in uno spazio, mentre l’analisi dell’aria può aiutare a identificare soggetti che vi hanno trascorso un periodo breve o molto recente.
Nonostante i progressi evidenziati da questo studio, i ricercatori evidenziano la necessità di ulteriori indagini per stabilire le modalità più efficaci per l’esecuzione di questi test in vari ambienti.
“È altamente improbabile che un delinquente, anche ben informato sulle tecniche forensi, possa completamente evitare di disperdere il proprio DNA nell’ambiente circostante,” ha commentato la Dr.ssa Maria Goray, esperta di scienze forensi presso l’Università di Flinders.