Hai mai pensato che un semplice programma di scambio universitario potesse diventare un baluardo contro l’estinzione di una lingua? Eppure, è proprio quello che è accaduto — in parte — con il gaelico scozzese grazie al programma Erasmus.

Il gaelico scozzese: una lingua in via d’estinzione
Il gaelico scozzese è una lingua celtica parlata da meno dell’1% della popolazione in Scozia. Dopo secoli di marginalizzazione, guerre e politiche culturali ostili, la lingua aveva toccato il minimo storico. Le giovani generazioni tendevano a ignorarla, e per molti sembrava destinata a finire nei libri di storia.
Tuttavia, tra gli anni 2000 e il 2010, alcuni segnali in controtendenza hanno cominciato ad emergere. Piccole scuole in Scozia hanno introdotto l’insegnamento bilingue, e alcune università hanno riaperto corsi di gaelico. Ma un elemento inaspettato ha giocato un ruolo fondamentale: il programma Erasmus.
Erasmus e le lingue minoritarie: un’alleanza insospettabile
Grazie al programma Erasmus — che promuove lo scambio tra studenti europei — studenti scozzesi madrelingua gaelico hanno avuto l’opportunità di studiare in università dove le lingue minoritarie erano valorizzate, come quelle basche o catalane in Spagna. Questo scambio non era solo linguistico, ma anche culturale: ha creato un senso di orgoglio linguistico inaspettato.
Un esempio riportato dal Guardian è quello di Iain MacLeòid, uno studente delle Ebridi, che ha studiato a Barcellona. Lì ha conosciuto studenti catalani orgogliosi della loro lingua e cultura. Tornato in patria, ha deciso di diventare insegnante di gaelico, contribuendo a rafforzare l’identità linguistica nella sua comunità.
L’impatto psicologico: la lingua come identità
Per molte lingue minoritarie, il problema non è tanto la mancanza di vocabolari o grammatiche, ma la percezione sociale: vengono viste come inutili o legate a un passato da dimenticare. Il contatto con studenti di altre minoranze linguistiche europee ha permesso ai giovani scozzesi di riconoscere il valore del gaelico come parte integrante della propria identità.
Non è un caso isolato: anche in Bretagna, Galles e tra i sami in Scandinavia si è osservato un fenomeno simile. L’Unione Europea, con politiche culturali di supporto alle diversità, ha indirettamente incentivato il mantenimento di queste lingue attraverso la mobilità studentesca.
Post-Brexit: cosa succede ora?
Con la Brexit, il Regno Unito è uscito ufficialmente dal programma Erasmus nel 2021, sostituendolo con il programma Turing Scheme. Tuttavia, questo nuovo programma è meno focalizzato sulle lingue minoritarie e ha un budget ridotto.
Molti educatori e linguisti temono che questa scelta possa compromettere i progressi fatti negli anni precedenti. Infatti, l’accesso al network Erasmus era stato cruciale non solo per la formazione accademica, ma per creare un ecosistema culturale in cui le lingue come il gaelico potevano respirare e rinascere.
Conclusione
Questa storia ci ricorda che le lingue non muoiono solo perché non vengono più parlate — muoiono quando non vengono più amate. E a volte, per salvarle, non servono solo insegnanti o libri di grammatica, ma connessioni umane, viaggi e, sorprendentemente, un Erasmus.