Un caso che intreccia social media, disinformazione e tensione sociale ha scosso il Myanmar: il giovane astrologo e influencer John Moe The, 21 anni, è stato arrestato il 22 aprile nella città di Monywa. Con oltre 300.000 follower su TikTok, il ragazzo aveva previsto un devastante terremoto che avrebbe colpito il Paese entro 12 giorni. La previsione, poi non realizzatasi, ha creato panico tra la popolazione, portando all’intervento delle autorità.

Una previsione virale che ha alimentato la paura
In un periodo già critico per il Myanmar — colpito da un violento terremoto di magnitudo 7,7 il 28 marzo, seguito da una scossa secondaria di magnitudo 6,4 — il video di John Moe ha avuto un impatto enorme. L’influencer aveva invitato i cittadini a evitare edifici alti e a rifugiarsi nelle campagne, avvertendo che “ogni città” sarebbe stata colpita.
Il messaggio si è rapidamente diffuso sui social, spingendo molte famiglie a lasciare le proprie case e a trasferirsi temporaneamente in aree più sicure. Le autorità locali, però, non hanno tardato a reagire: dopo una segnalazione anonima, la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione di John Moe The, arrestandolo con l’accusa di diffusione di notizie false.
Il governo e la lotta contro la disinformazione
In una nota ufficiale, il governo militare ha dichiarato che verranno adottate “azioni efficaci” contro chiunque diffonda informazioni non verificate che possano generare panico tra la popolazione. Il caso ha riacceso il dibattito su quanto sia sottile il confine tra libertà di espressione e responsabilità sui social network, soprattutto in tempi di crisi.
I terremoti non si possono prevedere: la scienza parla chiaro
Nonostante il clamore mediatico, la comunità scientifica ribadisce un concetto fondamentale: ad oggi, i terremoti non sono prevedibili. Secondo l’US Geological Survey (USGS), nessun scienziato o tecnologia è in grado di prevedere con precisione il momento, il luogo o l’intensità di un evento sismico.
Gli esperti sottolineano che, sebbene esistano strumenti per monitorare aree a rischio e registrare segnali precursori, le previsioni certe rimangono impossibili. Messaggi basati su astrologia o pseudoscienza, come quello diffuso da John Moe, sono dunque privi di fondamento scientifico e possono avere effetti molto dannosi.
Disinformazione e vulnerabilità sociale
Il caso di John Moe The evidenzia come, in contesti fragili e segnati da traumi recenti, la disinformazione trovi terreno fertile. Come raccontato da una residente di Yangon all’AFP, “molti vicini hanno creduto al video e hanno passato la notte all’aperto, temendo il peggio”.
La diffusione incontrollata di previsioni infondate, soprattutto in società dove l’accesso a una corretta educazione scientifica è limitato, può amplificare paure e insicurezze, aggravando la situazione durante le emergenze.
Un caso che solleva domande sui social e la responsabilità
Mentre John Moe The attende il processo, il suo caso continua a far discutere su scala nazionale e internazionale. Qual è il limite tra libertà di parola e responsabilità sui social media? E come proteggere la popolazione dalla disinformazione, soprattutto in momenti di crisi?
Il dibattito è aperto, ma una cosa è certa: in tempi difficili, l’informazione accurata e basata sulla scienza è più importante che mai.