Influenza Emilia Romagna ha fatto registrare il picco di contagiati

VEB

Durante la stagione invernale abbiamo avuto modo di parlare fino alla nausea di influenza e virus parainfluenzali, che come di consueto, o forse con maggior impeto rispetto agli scorsi anni, hanno messo a letto diversi milioni di italiani.

Come sappiamo, l’influenza nella maggior parte delle persone si risolve in pochi giorni, al massimo una settimana. Le persone anziane o con malattie croniche possono però avere complicanze – principalmente polmoniti e problemi cardiaci – che possono aggravare la malattia, richiedere il ricovero in ospedale e, in taluni casi, provocare la morte. Anche le donne in gravidanza sono a maggior rischio di complicanze da influenza.

Oltre 8 milioni di persone sono state colpite dal virus dell’influenza B (61% dei casi) e da quello A (39%), soprattutto il ceppo H1N1pdm09 che ci accompagna dalla pandemia del 2009.

L’intensità dell’epidemia è stata tra le più elevate degli ultimi anni, paragonabile a quella della stagione 2004-5 e della pandemia 2009-10 e ha interessato principalmente l’età pediatrica 0-4 anni.

L’ultima stagione influenzale ha colpito con maggior vigore in Emilia-Romagna: la sua intensità è stata “molto alta, sia come incidenza totale che come numero di casi gravi e di decessi”.

La curva epidemica ha raggiunto lo Zenith nella seconda settimana del 2018 (16,3 casi per mille assistiti) e si sono ammalate circa 681.000 persone, con 135 casi gravi e 48 decessi.

I dati arrivano dal report annuale, aggiornato a giugno e pubblicato sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, mettendo in fila l’andamento della malattia, la diffusione dei diversi tipi di virus, i casi gravi segnalati e la loro mortalità nonché le coperture vaccinali raggiunte.

Lo studio evidenzia che la stagione influenzale 2017- 2018 ha visto un inizio anticipato a fine autunno, simile a quello della precedente stagione, e dopo una iniziale discesa ( nella seconda settimana del 2018) una forte ripresa nella terza settimana di gennaio.

Da qui un aumento consistente di ammalati. L’aumento dei casi ha riguardato principalmente le fasce di età fino a quattro anni e dai cinque ai quattordici. La fascia più colpita è, come sempre, quella fino a quattro anni. Gli over 65enni hanno raggiunto l’incidenza massima di 7,3 malati ogni mille persone nella seconda settimana del 2018.

I casi gravi hanno interessato diverse fasce di età, anche se la maggior parte si è concentrata nelle persone con più di 55 anni. Il rapporto però evidenzia ancora che “i casi a rischio già in precedenza erano 115 e di questi 84 non risultano vaccinati (73%)”.

Ancora una volta quindi viene sottolineata l’importanza della vaccinazione, importanza ancora poco compresa dalla maggioranza della popolazione.

La copertura rilevata nei soggetti con più di 65 anni è infatti solo del 53,1%, in lieve rialzo rispetto alle ultime stagioni. Tra gli operatori sanitari si è registrato un aumento della copertura vaccinale che si è attestato su un valore di 29,6% (il 23,7% nella stagione precedente).

Più in generale, in Italia nella stagione 2017-2018 si è vaccinato contro l’influenza il 15,3% della popolazione, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) pubblicati sul sito del ministero della Salute.

Ricordiamo che appunto la vaccinazione è raccomandata alle persone “a rischio”: in particolare agli anziani dai 65 anni di età; i bambini e gli adulti con malattie croniche; le donne in gravidanza, le persone addette all’assistenza sanitaria e sociosanitaria, occupate in servizi essenziali di pubblica utilità o a contatto con animali per motivi professionali. Per tutte queste persone, il Servizio sanitario regionale ogni anno organizza la campagna di vaccinazione antiinfluenzale gratuita.

L’inizio della stagione vaccinale è prevista fra metà ottobre e fino a dicembre, mentre il periodo di protezione inizia due settimane dopo l’assunzione del vaccino e perdura per 6/8 mesi successivi.

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