Intossicazioni alimentari, continua la ricerca della causa dei malori di Pescara

VEB

Purtroppo, nonostante le norme in materia siano molto rigide ed anche i controlli effettuati,  non capita di rado di imbattersi in intossicazioni alimentari di diversa gravità.

Le intossicazioni alimentari, volgarmente chiamate anche “malattie alimentari”, sono patologie causate dal consumo di cibo contaminato da agenti tossici.

Statisticamente, le intossicazioni alimentari più diffuse sono quelle da microorganismi, in particolare da batteri e/o loro tossine. I microorganismi patologici o le loro tossine possono contaminare il cibo in qualsiasi momento della lavorazione, della produzione e della conservazione.

La maggioranza delle tossinfezioni alimentari è acuta, ossia la malattia insorge all’improvviso e dura poco; la gran parte dei soggetti guarisce spontaneamente, senza trattamento. Raramente un’intossicazione alimentare può tuttavia determinare complicanze più gravi.

In ogni caso è importantissimo capire quale sia il cibo o il microorganismo ad aver scatenato l’intossicazione, ed è quello che si sta cercando di fare a Pescara, dove circa 120 bambini sono stati colpiti dai medesimi sintomi dopo aver pranzato nella mensa scolastica.

Asl e carabinieri hanno ispezionato il centro cottura che serve le mense delle scuole del capoluogo adriatico, sequestrando cibi e campioni.

Immediatamente, dalle prime indagini operate nella Unità di Microbiologia e Virologia del Presidio di Pescara sui campioni pervenuti al laboratorio si era escluso con sicurezza la natura virale della contaminazione.

Altrettanto dicasi per il sospetto di contaminante del genera Salmonella /Shigella che in un primo momento era stato da più parti indicato come possibile agente patogeno, dal momento che ad oltre 48 ore dalla semina in coltura non si è sviluppata alcuna colonia significativa.

Alla fine, le analisi di laboratorio hanno accertato che i malesseri sono conducibili al batterio Campylobacter, la cui trasmissione nell’uomo è dovuta a cibi contaminati, soprattutto la carne.

Per fortuna non è grave, si tratta infatti di una delle malattie batteriche gastrointestinali più diffuse, anche se 23 bambini sono stati ricoverati.

A confermarlo è stato anche il fatto che la terapia antibiotica somministrata ai bambini colpiti si è rivelata efficace contro il Campylobacter.

Non tutti però sono concordi: la Cir Food, che si occupa della refezione nelle scuole dove bambini e insegnanti sono stati colpiti dal batterio, non ci sta e si difende.

«I sopralluoghi di verifica ispettiva effettuati dai Nas e dalla Azienda Unità Sanitaria di Pescara nel centro di cottura “Giardino” e il centro di cottura “Carducci” hanno rilevato la piena conformità del rispetto delle norme igieniche (pulizia e disinfezione degli ambienti e delle attrezzature), delle procedure di autocontrollo e delle relative schede di monitoraggio», si legge in una nota.

Nella nota, la Cir Food scrive inoltre che «giornate di lunedì 4 e martedì 5 giugno, dal centro di cottura “Giardino” e dal centro di cottura “Carducci” sono stati prelevati dagli Organi Ufficiali di Controllo dei campioni di acqua di rubinetto, dei pasti-campione rappresentativi della produzione della settimana antecedente, oltre a varie materie prime utilizzate per la preparazione, che sono stati inviati per analisi all’Istituto Zooprofilattico di Teramo. Al momento, su indicazione dell’Autorità Pubblica, i campioni ancora non sono stati sottoposti ad analisi. Episodi epidemici di infezione da Campylobacter sono associati prevalentemente al consumo di acqua o latte contaminati, alimenti a rischio consumati crudi e, occasionalmente, a carne di pollo. Mentre il contagio diretto da uomo a uomo è piuttosto raro. Vista l’ordinanza del Comune di Pescara del 5 Ottobre 2017, in cui, recentemente, si è vietato l’utilizzo dell’acqua destinata al consumo umano (per usi potabili, per l’incorporazione negli alimenti e come bevanda) per le utenze in distribuzione nel plesso scolastico di via Cerulli e nel plesso scolastico di via di Sotto nella città di Pescara, è ragionevole pensare che episodi epidemici dell’infezione rilevata non siano da associare ai cibi somministrati dalla società».

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