È l’esempio vivente che fascino e talento possono supplire a dei tratti fisici non corrispondenti ai classici canoni di bellezza che sovente il mondo dello spettacolo esige: una innata simpatia comunicativa, un bel naso schiacciato da boxeur fallito, una predisposizione a stupire hanno fatto di Jean Paul Belmondo un attore dalla lunga e splendente carriera.
A Venezia, Sophie Marceau ha consegnato il Leone D’Oro alla Carriera a Jean-Paul Belmondo, 83 anni, che lo ha ricevuto camminando a fatica e muovendosi con il bastone, ma con quello stesso sorriso che faceva impazzire le donne della sua generazione.
“La mia carriera? Il passato? Io non ci penso al passato, io penso al domani. Nella mia vita ho fatto e avuto tutto. Non ho rimpianti”, spiega il divo e continua: “Di Venezia mi ricordo soprattutto di averla sorvolata appeso ad un elicottero”, ha raccontato ridendo.
Nel breve incontro con la stampa, Belmondo ha ricordato Godard: ”aveva fatto teatro per nove anni quando è arrivato lui a propormi il cinema, era Fino all’ultimo respiro, è stato l’inizio della mia carriera”. Tanti registi tanti film diversi, un unico grande carisma: ”mi sono sempre divertito ogni film che facevo, mi piaceva cambiare genere, romantico, poliziesco. Del resto la vita è così, un giorno si piange, l’altro si ride”.
“Bebel il patriarca, Bebel il lottatore, Bebel l’audace, grande uomo, grande seduttore, interprete di film che ci hanno fatto vibrare”, ha detto Sophie, mentre tutto il pubblico della Sala Grande del Palazzo del Cinemain è in piedi in una lunga standing ovation.
Alla domanda delle domande, se pensa mai al passato, lui replica “jamais”: “Mai, guardo sempre davanti”.
