Olio d’oliva, il più antico risale a 4000 anni fa

VEB

L’olio di oliva è un olio alimentare estratto dalle olive, ovvero i frutti dell’olivo (Olea europaea). La tipologia vergine si ricava dalla spremitura meccanica delle olive. Altre tipologie merceologiche di olio derivato dalle olive, ma con proprietà dietetiche e organolettiche differenti, si ottengono per rettificazione degli oli vergini e per estrazione con solvente dalla sansa di olive.

Se un olio di oliva è stato prodotto con almeno il 95% (in peso) di olive ottenute da agricoltura biologica (vedi regolamento CE n. 834/2007, che tra le altre cose vieta l’utilizzo di OGM o radiazioni ionizzanti) allora l’olio può essere definito olio di oliva biologico.

La normativa europea (Regolamento CEE n. 2568/91 e successivi aggiornamenti) ha fissato gli standard qualitativi minimi che l’olio di oliva deve presentare per poter essere commercializzato con la dicitura “Olio Extra Vergine”. Deve essere ottenuto tramite estrazione con soli metodi meccanici a freddo, ossia a temperature controllate inferiori per legge a 28 gradi. L’acidità di un olio extra vergine non deve mai superare lo 0,8%.

L’Italia, insieme alla Spagna, è uno dei più grandi produttori di olio di oliva al mondo, ma nonostante ciò, a causa di un’elevata richiesta interna, è costretta ad importarlo.

L’olio di oliva, alimento principe della dieta mediterranea, è il condimento da preferire in assoluto sia crudo, sia per cucinare. Il suo elevato punto di fumo (210 °C  per l’olio extravergine di oliva) ne fa uno dei condimenti più adatti per le fritture. L’olio di oliva ha tuttavia un altissimo valore energetico (899 Kcal per 100 grammi) e per tal motivo, nonostante le sue benefiche proprietà, è bene non abusarne.

Indispensabile durante l’infanzia in quanto contribuisce all’accrescimento corporeo, al processo di mielinizzazione del cervello e alla formazione delle ossa, l’olio è anche un coadiuvante nella resistenza alle infezioni.

Durante l’età adulta è efficace nella prevenzione dei disturbi delle arterie e del cuore, e abbassa il livello di colesterolo nel sangue. Oltre a ridurre il rischio di malattie cardiache, ha una funzione antinvecchiamento per la pelle e per le ossa in quanto è ricco di vitamina E, che protegge da decalcificazione, osteoporosi e fratture. Tra i costituenti, insieme alla vitamina E, il betacarotene(provitamina A) e tutta una serie di sostanze antiossidanti come i composti fenolici.

Se tutti gli esperti erano concordi nel ritenere questa pianta molto antica, a quanto pare risale addirittura a oltre 4.000 anni fa, come indicano i resti trovati in una giara di ceramica e in altri frammenti di terracotta rinvenuti negli anni ’90 in Sicilia, a Castelluccio di Noto.

I frammenti sono stati analizzati soltanto adesso dal gruppo del ricercatore italiano, Davide Tanasi, che lavora nell’americana University of South Florida, e che ha pubblicato il risultato sulla rivista Analytical Methods.

«Abbiamo individuato la prima prova chimica del più antico olio d’oliva nella preistoria italiana» ha rilevato Tanasi. Questo, ha aggiunto, «spinge indietro di almeno di 700 anni la produzione dell’olio d’oliva». Finora le altre tracce antiche dell’olio d’oliva erano state individuate in alcuni vasi scoperti a Cosenza e a Lecce e risalenti al XII e XI secolo a.C.

I ricercatori hanno individuato tracce di acidi oleico e linoleico, che sono le firme dell’olio d’oliva, in alcuni frammenti di terracotta e in una giara in ceramica rinvenuti oltre 20 anni fa durante gli scavi in un sito archeologico a Castelluccio di Noto, risalente all’età del Bronzo e in particolare al periodo compreso tra la fine del 3000 a.C e l’inizio del 2000 a.C.

Tutti i resti sono conservati nel Museo Archeologico di Siracusa dove negli ultimi anni sono stati restaurati e riassemblati. I restauratori del museo hanno così ricostruito completamente la giara in ceramica (ottenuta ricomponendo 400 frammenti), alta un metro, dalla forma simile a quella di un uovo, con tre maniglie sui lati e contenente al suo interno residui di sostanze organiche.

Next Post

Tumore al seno, la chemio non è essenziale per tutte

Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Se l’ esame fondamentale per la diagnosi della malattia è la mammografia, una radiografia dei tessuti interni […]
Ittiosi, raccolta fondi per salvare la bambina pesciolino