Paolo Genovese svela di star lavorando a un nuovo film

VEB

Giorni ricchi di eventi e di ospiti importanti, italiani e internazionali, quelli che stanno vivendo i giovani e giovanissimi presenti al Giffoni Film Festival 2016, che si sta tenendo in questi giorni nella cittadina salernitana.

Tra i tanti, uno dei più attesi è stato senza dubbio il regista Paolo Genovese che ha approfittato dell’occasione per rispondere non solo alle tantissime domande e curiosità che gli sono state poste dai ragazzi, ma anche per svelare i progetti che ha in cantiere per il prossimo futuro e a quelli a cui già sta lavorando.

Il regista romano giunto alla Cittadella del Cinema e reduce dal successo della sua ultima fatica cinematografica, la pellicola Perfetti Sconosciuti, vincitrice del David di Donatello come miglior film, ha raccontato dei suoi prossimi impegni lavorativi: “Stranamente ho solo il titolo, ‘Il primo giorno della mia vita’. Non ci sarà l’amaro cinismo di Perfetti Sconosciuti, anzi sarà il contrario, molto positivo“.

“Probabilmente nasce come reazione a questo momento, in cui tutto il mondo sembra andare a fuoco. Ho voglia di fare un film sulla bellezza della vita’, ha raccontato al riguardo.

Il successo porta maggiori responsabilità, nel cinema come in politica – dice -. Penso, ad esempio, al risultato plebiscitario di Virginia Raggi a Roma: un’occasione così va sfruttata, perché dopo certi numeri, qualunque cosa io porti oggi a un produttore mi dice di sì. Proprio per questo farò qualcosa di rischioso, fuori dagli schemi. Probabilmente nasce come reazione a questo momento, in cui tutto il mondo sembra andare a fuoco. Ho voglia di fare un film sulla bellezza della vita. Un’idea cinematografica differente, che dal successo di ‘Perfetti sconosciuti’ riprenderà comunque la voglia di offrire un prodotto non allineato con gli orizzonti d’attesa del pubblico“.

“In Italia manca una politica culturale – osserva poi Genovese, richiamando le Istituzioni a un organico progetto educativo sulla settima arte – Ormai i giovani comunicano tra di loro attraverso l’audiovisivo, che potrebbe essere uno strumento formativo eccezionale, ma manca l’educazione alla qualità, dovuta all’eccessiva pirateria che non solo toglie circa il 30% del mercato a un film, ma abitua alla bassa qualità dell’immagine e del sonoro. Anche qui c’è una responsabilità delle Istituzioni: i ragazzi non riescono a percepire l’illegalità ed è un problema per il cinema italiano”.

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