Una rivoluzione attesa da molti anni, ma che si è concretizzata solo grazie al Decreto del Presidente della Repubblica numero 139 del 10 luglio scorso, che entrerà in vigore dal prossimo 6 ottobre: ora anche i malati ematici potranno mettersi alla guida.
Nello specifico, la decisione di cambiare i termini dei divieti di guida legati alle patologie è arrivato “in considerazione del progresso scientifico intervenuto sui nuovi strumenti di diagnosi e sulle nuove terapie”, si legge nel decreto che cambia il Regolamento di esecuzione e attuazione del Codice della Strada.
Il Regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della Strada (D.P.R. numero 495 del 16/12/1992), all’appendice II, elenca le patologie che non permettono di ottenere il certificato di idoneità alla guida.
Si tratta, innanzitutto, di quelle cardiovascolari ritenute incompatibili con la sicurezza stradale; nei ”casi dubbi, ovvero quando trattasi di affezioni corrette da apposite protesi, il giudizio di idoneità verrà espresso dalla commissione medica locale”. Poi c’è il diabete mellito, quando necessità di trattamento di insulina e salvo casi eccezionali, nelle altre ipotesi è richiesto il parere di un medico e successivo controllo.
Altro fattore di impedimento sono le malattie endocrine gravi diverse dal diabete e varie patologie del sistema nervoso: encefalite, sclerosi multipla, miastenia grave. Ancora: malattie del sistema nervoso associate ad atrofia muscolare progressiva e/o a disturbi miotonici, le malattie del sistema nervoso periferico e i postumi invalidanti di traumatismi del sistema nervoso centrale o periferico.
Chi, invece, soffre di malattie del sangue, dalla prossima settimana ormai non avrà più divieto di patente .
La nuova norma andrà a sostituire la vecchia regola che stabiliva: “La patente di guida non deve essere rilasciata né confermata ai candidati o conducenti colpiti da gravi malattie del sangue, salvo il caso in cui la possibilità di rilascio o di conferma sia espressamente certificata da parte della commissione medica locale, la quale potrà avvalersi del parere di medici specialisti appartenenti a strutture pubbliche”.