William Shakespeare, il Bardo di Avon, è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi scrittori della storia. Eppure, da secoli, una domanda affascinante e controversa aleggia sulla sua figura: era davvero un mercante di grano di Stratford-upon-Avon, con un’istruzione di base, l’autore di opere così profonde e complesse? O dietro il suo nome si celava un’altra, più misteriosa, identità? La questione sull’attribuzione delle opere di Shakespeare è un dibattito storico-letterario che contrappone la visione tradizionale a teorie alternative supportate da indizi intriganti.

L’uomo di Stratford: una biografia con troppi silenzi
La versione ufficiale, quella che troviamo in quasi tutti i libri di testo, ci parla di un certo William Shakespeare, nato a Stratford-upon-Avon nel 1564. Figlio di un guantaio, sposato con Anne Hathaway, si trasferì a Londra per cercare fortuna come attore e drammaturgo. I documenti storici confermano la sua esistenza: atti di battesimo, matrimonio, compravendite immobiliari e, infine, il suo testamento.
Tuttavia, gli scettici, noti come “anti-stratfordiani”, evidenziano le numerose lacune in questa biografia. Non esiste alcuna prova che lo Shakespeare di Stratford abbia ricevuto un’istruzione, né che sapesse leggere o scrivere in modo fluente. Nessuna lettera, nessun manoscritto originale, nessun diario è mai stato ritrovato. Il suo testamento, lungo e dettagliato, non menziona libri, opere teatrali o interessi letterari di alcun tipo, un’omissione a dir poco strana per il più grande autore della sua epoca. Come ha potuto un uomo di umili origini e senza una formazione documentata possedere una conoscenza così vasta della legge, della politica di corte, della filosofia, delle lingue straniere e dell’Italia, ambientazione di ben 14 delle sue opere?
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I candidati alternativi: nobili, filosofi e spie
Proprio da queste incongruenze nascono le teorie che propongono candidati alternativi, figure di spicco dell’epoca elisabettiana la cui vita e formazione sembrano più consone al genio letterario che si cela dietro i capolavori shakespeariani.
Edward de Vere, il Conte di Oxford: una vita da palcoscenico
Uno dei candidati più accreditati è Edward de Vere, 17º Conte di Oxford, un uomo di corte colto, poeta e drammaturgo lui stesso. I sostenitori della “teoria Oxfordiana” sottolineano come gli eventi della sua vita tumultuosa – i suoi viaggi in Italia, le sue relazioni con la regina Elisabetta I, le sue conoscenze dell’aristocrazia – trovino un’eco straordinaria nelle trame delle opere. Ad esempio, il personaggio di Polonio in Amleto è visto da molti come una caricatura del suocero di De Vere, William Cecil, Lord Burghley, uno degli uomini più potenti d’Inghilterra. De Vere, inoltre, smise di pubblicare poesie a suo nome proprio quando le opere di “Shakespeare” iniziarono ad apparire.
Francis Bacon: il filosofo dietro la maschera
Un’altra figura di spicco è Sir Francis Bacon, filosofo, scienziato e uomo di stato. La “teoria Baconiana” si basa su parallelismi stilistici e tematici tra le opere di Shakespeare e gli scritti di Bacon. Si ipotizza che Bacon, per proteggere la sua reputazione di uomo politico, abbia usato un prestanome per scrivere per il teatro, un’attività all’epoca considerata poco nobile. Alcuni ricercatori sostengono di aver trovato messaggi cifrati nelle prime edizioni a stampa delle opere che rivelerebbero la paternità di Bacon.
Christopher Marlowe: una morte simulata?
Il drammaturgo Christopher Marlowe, considerato il maggior talento teatrale prima di Shakespeare, è un altro candidato avvolto nel mistero. Marlowe fu ufficialmente ucciso in una rissa in una taverna nel 1593, ma le circostanze della sua morte sono sospette. La “teoria Marloviana” suggerisce che Marlowe, in realtà una spia al servizio della corona, abbia simulato la sua morte per sfuggire a un processo per eresia e abbia continuato a scrivere sotto lo pseudonimo di Shakespeare. Analisi stilometriche computerizzate hanno mostrato notevoli somiglianze tra lo stile di Marlowe e quello delle prime opere shakespeariane.
La pista italiana: da Crollalanza a Shakespeare
Una delle teorie più affascinanti e ricche di suggestioni porta direttamente in Italia, in Sicilia. Secondo questa ipotesi, il vero nome di Shakespeare sarebbe stato Michelangelo Florio Crollalanza, un umanista messinese di fede calvinista, costretto a fuggire in Inghilterra per scampare all’Inquisizione. Una volta a Londra, avrebbe tradotto letteralmente il cognome materno, Crollalanza, in “Shake-speare” (scuoti-lancia).
Questa teoria spiegherebbe la profonda e accurata conoscenza della cultura, della geografia e delle fonti letterarie italiane presenti nelle opere. Opere come Molto rumore per nulla, ambientata a Messina, o Romeo e Giulietta a Verona, rivelano dettagli che difficilmente un uomo che non aveva mai lasciato l’Inghilterra avrebbe potuto conoscere. Inoltre, il padre di Michelangelo, Giovanni Florio, e suo cugino, John Florio, furono figure di spicco nel panorama culturale londinese. John Florio, in particolare, fu un celebre lessicografo e traduttore che introdusse migliaia di nuove parole nella lingua inglese, molte delle quali appaiono per la prima volta proprio nelle opere di Shakespeare. Come riportato da diversi studiosi che hanno utilizzato anche l’intelligenza artificiale per le analisi testuali, esistono migliaia di “hapax legomena” (parole usate una sola volta) in comune tra gli scritti di Florio e il First Folio di Shakespeare, una coincidenza che appare statisticamente improbabile.
Il dibattito sulla vera identità di William Shakespeare è tutt’altro che concluso. Se da un lato la tradizione accademica resta saldamente ancorata alla figura dell’uomo di Stratford, dall’altro gli indizi e le coincidenze che circondano i candidati alternativi continuano ad alimentare un mistero che rende l’opera del Bardo ancora più affascinante. Forse, come scrisse lui stesso, “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, e la sua vera storia è destinata a rimanere un sogno avvincente e irrisolto.
Domande Frequenti (FAQ)
Perché si dubita che William Shakespeare di Stratford sia il vero autore delle opere? I dubbi nascono dalla discrepanza tra la sua biografia documentata e l’immensa cultura presente nelle opere. Mancano prove di una sua istruzione formale, non sono sopravvissuti suoi manoscritti letterari e il suo testamento non menziona alcun libro o opera, elementi che stonano con la figura del più grande drammaturgo di tutti i tempi.
Chi sono i principali candidati alternativi a Shakespeare? I candidati più noti sono Edward de Vere, Conte di Oxford, un nobile la cui vita rispecchia le trame delle opere; Sir Francis Bacon, filosofo e statista che avrebbe usato un prestanome; e Christopher Marlowe, un drammaturgo che avrebbe simulato la propria morte per poi continuare a scrivere sotto mentite spoglie.
In cosa consiste la teoria italiana sull’identità di Shakespeare? Questa teoria sostiene che Shakespeare fosse in realtà Michelangelo Florio Crollalanza, un umanista siciliano fuggito in Inghilterra. Il nome “Shakespeare” sarebbe la traduzione del cognome materno, Crollalanza. Questa ipotesi spiegherebbe la profonda conoscenza dell’Italia, della sua cultura e delle sue fonti letterarie presenti in molte delle sue opere.
Ci sono prove concrete a sostegno di queste teorie alternative? Non esistono prove definitive, ma una serie di forti indizi circostanziali. Queste includono parallelismi biografici tra i candidati e le opere, analisi stilometriche che rivelano somiglianze linguistiche, e la vasta conoscenza di legge, politica e culture straniere che i candidati possedevano, a differenza dell’uomo di Stratford.
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