Pesce, mangiare quello grasso può aiutare a prevenire l’infarto

VEB

Anche se non a tutti piace, soprattutto ai più piccoli, in realtà il pesce è un alimento cardine in un’alimentazione equilibrata, per le proprietà ed i benefici che offre.

Il pesce è importantissimo, e non solo per il suo contenuto di omega 3 per cui è tanto famoso.

Infatti, contiene vitamine del gruppo B ma, soprattutto, la D, fonte di studio per il suo importante contributo nella protezione di alcune malattie, come la depressione, il morbo di Alzheimer, il Parkinson.

Altre sostanze sono ferro, zinco, iodio, ma il pesce è anche fonte di proteine, come sottolineato da uno studio, pubblicato su Nutrition, Metabolism Cardiovascular diseases, le quali sarebbero molto più sazianti di quelle provenienti dal pollo o dal bovino.

Nel pesce il rapporto “proteine/ lipidi” presente nelle carni del pesce è davvero basso; è quindi possibile ingerirne grandi quantità senza il timore che da ciò possano insorgere particolari problemi. E’ questo il motivo per cui il pesce è un prodotto davvero unico ed è uno dei pochi che soddisfa le richieste biologiche quotidiane di proteine di cui il nostro organismo ha bisogno.

Molte sono anche le ricerche che sottolineano l’importanza del consumo di pesce come prevenzione delle malattie cardiovascolari.

L’assunzione di olio di pesce, per esempio, anche se non è in grado di ridurre direttamente i valori del colesterolo LDL responsabile dell’aterosclerosi, può ridurre gli eventi cardiovascolari.

Naturalmente ogni tipo di pesce è ricco più di un altro di una sostanza diversa, ad esempio il tonno è ricco di selenio, le sarde di potassio.

Per quanto riguarda la quantità di pesce da dover introdurre con la dieta, gli studiosi parlano di circa 100 grammi almeno due o tre volte alla settimana. Inoltre è importante scegliere la giusta modalità di cottura del pesce.

L’apporto calorico di ogni pesce dipende dal suo contenuto di grassi: il pesce magro contiene fino al 3% di grassi, come orata, branzino e pesce azzurro; grasso è il pesce che contiene oltre al 10% di grassi, come salmone e sgombro.

Ma è proprio il pesce più grasso quello che a quanto pare aiuta di più nella prevenzione delle malattie cardiovascolari: un comitato scientifico della American Heart Association ha infatti dimostrato che consumare due porzioni di pesce grasso a settimana, per un totale di circa cento volte all’anno, protegge da gravi patologie cardiovascolari come ictus, infarto, insufficienza cardiaca e arresto cardiaco.

L’associazione che ha condotto la ricerca è un’organizzazione senza scopo di lucro statunitense che da più di cento anni – fu fondata in Texas nel 1915 – si batte per ridurre il numero di decessi legati a queste diffuse malattie. Non a caso rappresentano la prima causa di morte nei Paesi industrializzati.

Le specie raccomandate dal team dell’AHA sono quelle ricche di grassi come il tonno, il salmone, lo sgombro, le aringhe, le sardine e la trota di lago. Queste specie hanno tutte un quantitativo superiore di acidi grassi Omega-3 rispetto a tilapia – la cui pelle viene utilizzata anche per curare ustioni -, merluzzo e ‘frutti di mare’ alla stregua di capesante, gamberi e altri crostacei e molluschi. La ragione risiede proprio nelle concentrazioni di Omega-3, un acido grasso noto proprio per la protezione offerta al cuore, dato che riuscirebbe a ‘ripulire’ le arterie dalle pericolosissime ostruzioni.

Il pesce, sottolineano gli esperti, non deve essere consumato fritto.

Va inoltre tenuto presente che secondo uno studio del Journal of the National Cancer Institute gli Omega-3 possono aumentare fino al 71 percento il rischio di ammalarsi di cancro alla prostata.

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