La peste bubbonica torna negli Stati Uniti dopo decenni

VEB

Ci sono tre principali episodi documentati della peste, la prima pandemia è la cosiddetta “peste di Giustiniano“, che iniziò nel 541 dC durante il regno dell’imperatore bizantino Giustiniano I, e si ritiene che abbia ucciso più di 25 milioni di persone. La peste nera è stata l’episodio successivo che decimò quasi un terzo della popolazione europea nel 14° secolo, infine il terzo la grande pandemia che ebbe origine in Cina nel 1860 e si diffuse nelle città portuali di tutto il mondo, uccidendo circa 10 milioni di persone.

Sembra di fare, in un colpo solo, un salto bello lungo nel passato, eppure oggi ci troviamo qui a parlare di peste bubbonica.

La peste è una malattia infettiva di origine batterica tuttora diffusa in molte parti del mondo, anche in alcune regioni dei paesi industrializzati. E’ causata dal batterio Yersinia pestis, che normalmente ha come ospite le pulci parassite dei roditori, ratti, alcune specie di scoiattoli, cani della prateria.

Anche se in forma minore, le pulci e i pidocchi dell’uomo possono a loro volta portare al contagio tra individui.

I sintomi della peste dipendono molto dalle aree in cui si concentrano le colonie di batteri nell’organismo: può essere polmonare, bubbonica e setticemica.

La peste bubbonica, nello specifico, ha un periodi di incubazione tra i 2 e i 12 giorni. I sintomi compaiono improvvisamente e in modo piuttosto violento: febbre molto alta, mal di testa, nausea, dolore alle articolazioni, vomito e debolezza diffusa.

La malattia causa l’infiammazione e il rigonfiamento delle ghiandole nell’area inguinale e sotto le ascelle. Si gonfiano a tal punto da formare bubboni (da qui il nome della malattia).

Se non viene trattata per tempo, l’infezione si diffonde portando alla necrosi dei tessuti a partire dalle estremità, fino a complicazioni ancora più gravi a carico dei reni e dell’apparato cardiocircolatorio.

L’organizzazione Mondiale della Sanità ci tiene a ricordare che ancora oggi la peste è altamente pericolosa e mortale, se non trattata in fretta e con i giusti farmaci e quella bubbonica in primis porta nel 50 – 60 per cento dei casi alla morte.

Proprio per questo non va sottovalutata la notizia che in queste ore sta facendo il giro del mondo: la patologia infatti è stata contratta da un bambino ed è il primo caso dopo tanti anni.

Nello specifico,unragazzino dell’Idaho, negli Stati Uniti, si sta riprendendo dopo aver contratto la peste bubbonica: si tratta del primo caso in oltre due decenni secondo i funzionari della Sanità, si legge sull’Indipendent.

Il bambino si è ammalato il mese scorso e, all’inizio di questa settimana, le autorità sanitarie hanno ricevuto conferma dal laboratorio che aveva la peste bubbonica, ha spiegato Christine Myron, portavoce del Dipartimento sanitario del Distretto centrale.

Non è ancora chiaro dove il piccolo abbia contratto la malattia, se nella sua contea di Elmore – dove la malattia sarebbe stata riscontrata negli scoiattoli – o durante un viaggio in Oregon.

Per fortuna, le sue condizioni di salute stanno migliorando grazie ad una positiva risposta alle terapie antibiotiche ospedaliere.

Ricordiamo che i casi più recenti risalgono al 1991.

Naturalmente non c’è da farsi prendere dal panico, perché sicuramente non siamo dinanzi ad un0epidemia come quella che uccise migliaia di persone nel 1300 in tutta Europa, ma male non fa seguire i consigli degli americani Centers for Disease Control and Prevention, che hanno stilato una lista con 5 semplici regole per minimizzare il contagio:

  • Ridurre l’habitat dei roditori intorno a casa, sul posto di lavoro e nelle aree ricreative.
  • Indossare guanti se si maneggiano o puliscono animali potenzialmente infetti per evitare il contatto tra la pelle e i batteri della peste.
  • Usare un repellente se si pensa di poter essere esposti alle pulci dei roditori durante attività come il campeggio, l’escursionismo o il lavoro all’aperto.
  • Tenere le pulci lontane dai vostri animali domestici applicando appositi prodotti.
  • Non permettere a cani o gatti che vagano liberi in aree endemiche di dormire sul letto.
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