La notizia sta già facendo il giro del mondo: è forse l’abbraccio di due uomini amanti quello impresso nel calco della Casa del Criptoportico, ricavato negli Scavi di Pompei dall’archeologo Vittorio Spinazzola agli inizi del Novecento.
La scoperta è stata resa nota dal direttore generale della Soprintendenza, Massimo Osanna, nel corso del convegno “Restaurando Pompei” del 6 e 7 aprile sui risultati del Grande progetto da 105 milioni di euro.
Le analisi effettuate mediante Tac e lo studio del Dna eseguiti sui resti ossei contenuti nei calchi di gesso degli antichi pompeiani non sono però terminati. Il professore Stefano Vanacore, collaboratore della ricerca agli Scavi di Pompei, afferma con certezza che i due soggetti non siano parenti.
“Ma siamo nel campo delle ipotesi che non potremo mai verificare” spiega Vanacore.
“In questo caso possiamo affermare che non si tratta di due donne e che non vi fosse rapporto di parentela in linea materna, tuttavia non si può concludere scientificamente quale tipo di legame affettivo unisse le due vittime “rapite alla morte”, ha aggiunto Osanna.
I calchi sono stati oggetto di un delicato intervento di restauro nel 2015, e sono stati esposti nella mostra “Rapiti alla morte” che si è svolta nell’anfiteatro lo scorso anno.
Pompei non finisce di svelare ulteriori retroscena sull’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e sulla vita della cittadina durante quei tragici momenti.