Premio Campiello, la vincitrice è Donatella Di Pietrantonio

VEB

Nelle scorse ore si è svolta la cerimonia di premiazione della 55esima edizione del Premio Campiello: la serata, condotta da Enrico Bertolino e Natasha Stefanenko, si è svolta al teatro La Fenice di Venezia.

Tanti gli autori in gara, e di assoluto pregio tutti i testi dei finalisti, ma alla fine ad aggiudicarsi l’ambitissimo premio è stata Donatella di Pietrantonio con “L’Arminuta” (edito da Einaudi).

La protagonista del suo romanzo, l’“Arminuta”, la ‘ritornata’, è una ragazzina che nell’Abruzzo degli anni Settanta viene forzatamente restituita alla sua famiglia biologica dopo essere stata cresciuta da una coppia di zii. Un viaggio all’inferno da un ambiente piccolo borghese alla realtà cruda di una famiglia povera di denaro e di affetto.

Una storia struggente scritta con passione e capace di andare a scavare nei sentimenti più profondi del lettore.

“Sono emozionatissima, felicissima – ha dichiarato Donatella Di Pietrantonio – Voglio dedicare il premio alle mie due famiglie: quella che mi ha generato e quella che ho costruito e alle persone che hanno lavorato con amore intorno a questo libro. Ringrazio i lettori che lo hanno amato e le due giurie che lo hanno votato e i librai. Voglio portare questo dono in Abruzzo, nella mia regione che viene fuori da un anno orribile, che ha subito terremoti, valanghe e incendi. Infine voglio dedicarlo a tutte le arminute e tutti gli arminuti, le persone che hanno vissuto nella loro vita e sulla propria pelle l’esperienza dell’abbandono”.

La scrittrice abruzzese ha avuto 133 voti sui 282 arrivati dalla Giuria Popolare dei Trecento Lettori Anonimi. L’Arminuta ha battuto gli altri finalisti, che erano: Qualcosa sui Lehman di Stefano Massini, edito da Mondadori, che ha raccolto 99 voti; La città interiore di Mauro Covacich, edito da La nave di Teseo, 25 voti; La notte ha la mia voce di Alessandra Sarchi, edito da Einaudi Stile libero, 13 voti; La ragazza selvaggia di Laura Pugno, edito da Marsilio,12 voti.

Un successo annunciato già dai primi exit poll quando si è capito che la storia della scrittrice odontoiatra avrebbe preso il volo sugli altri autori.

Alla vigilia, tutti avrebbero giurato che ci sarebbe stato un testa a testa fra Covacich e Massini, ma i trecento lettori, selezionati fra uomini e donne di ogni ceto e provenienza professionale in ogni regione d’Italia, hanno ribaltato tutto. Un segno questo di vitalità e trasparenza del Premio Campiello.

La “giuria dei letterati”, presieduta da Ottavia Piccolo, ha attribuito il premio alla carriera a Rosetta Loy, già vincitrice al Campiello nel 1988 con Le strade di polvere. Migliore opera prima Un buon posto dove stare di Francesca Manfredi (La nave di Teseo).

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