Rocco Siffredi teme di seguire le orme paterne

VEB

Chiunque conosca la storia di Rocco Siffredi, che negli ultimi anni si è fatto conoscere bene anche nella televisione pubblica, ben al di là della carriera come pornodivo celebre in tutto il mondo, sa bene che tutta la sua vita ruota intorno al sesso.

Siffredi ci ha costruito una carriera internazionale ed anche oggi che si è trasferito dall’altro lato della macchina da presa non ha abbandonato quel mondo, ma anche nel privato non ha nascosto mai la sua dipendenza dal sesso, che lo ha portato ad avere migliaia di donne.

In una recente intervista per Vanity Fair, Rocco racconta proprio del suo rapporto conflittuale con il sesso e di alcune storie che hanno a che vedere con la famiglia, quali il rapporto con il sesso da parte di suo padre e la morte di sua madre.

Innanzitutto parla della sua decisione di chiudere la carriera da porno attore: “Da tempo avevo nella testa l’idea di smettere – ha raccontato Rocco – La prima volta l’ho deciso a quarant’anni. Non volevo rinnegare il passato, però desideravo che i miei figli crescessero sapendo che il loro papà era stato un attore porno ma non lo era più. Ho ricominciato perché andavo a mi***tte tutto il tempo: donne, trans, vecchie. Mi sono capitate un sacco di situazioni assurde, qualcuna che mi riconosceva. A “L’Isola dei famosi”, tutte le notti ho guardato in alto, il cielo. Fino ad allora i miei occhi avevano puntato sempre davanti. Mentre ero là ho detto: “Basta, smetto”. Pensavo che quell’esperienza mi avesse purificato e, in un certo senso, è così. Ma è vero anche che ho avuto una ricaduta terribile. Questa volta non sono andato a cercare sesso in giro ma sono stato molto male. Avevo una voglia terribile di trasgredire, di tornare in quel mondo”.

A Venezia per presentare un documentario, Siffredi racconta invece del rapporto col padre: “Eravamo cinque fratelli e una sorella. Io ero il penultimo. Siamo rimasti in cinque. Mio fratello è morto a 12 anni, soffocato, soffriva di crisi epilettiche. Avevo sei anni, insieme al più piccolo, di tre, eravamo gli unici ancora a casa, gli altri già lavoravano. Mia madre era sempre stata il vero pilastro della famiglia, verso di lei ho sempre provato un amore sfrenato. Ho subito la sua follia perché, da quel giorno, non si è più ripresa. Mio padre era un uomo buono, gentile, ma inesistente. Non aveva nessuna ambizione a parte la f***. Faceva il cantoniere e il suo capo lo rimproverava spesso perché s’infilava in ogni casa con la scusa del bicchiere d’acqua, del caffè, sperando di trovare una donna sola. Mia madre era gelosa e ne ha sofferto fino all’ultimo. È morta di cirrosi per un’epatite mai diagnosticata. Stava per entrare in coma, e lui flirtava con la signora del letto vicino. Mi disse: “Caccialo fuori, non ce la faccio più”. È l’ultima immagine che ho di loro insieme”.

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