Scienza e politica, un connubio che deve diventare più solido

VEB

Rifacendosi alla definizione più classica, il termine politica deriva dal greco pólis (città-Stato) per indicare l’insieme delle cose della “città”, gli affari pubblici (res publica) e, insieme, la conoscenza della cosa pubblica e l’arte del loro governo.

Per centinaia di anni la politica è stata considerata (per esempio, da Aristotele e Tommaso d’Aquino) come una dimensione naturale dell’uomo, la sola che garantisce le condizioni entro cui può realizzarsi la pienezza della vita umana.

Naturalmente, secondo quest’ottica, la politica non può procedere parallelamente a tutte le altre discipline, e soprattutto non può non intersecarsi con la scienza, con cui però pare, negli ultimi anni, non ci sia stato un dialogo fruttuoso.

Qualcosa però può e deve cambiare: un appello per un’alleanza fra politica e scienza per la salute e lo sviluppo del paese è stato firmato da 40 scienziati e accademici, con primo firmatario fra questi il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi. Tra gli altri nomi illustri spiccano il farmacologo Silvio Garattini, il genetista Bruno Dallapiccola, il nefrologo Giuseppe Remuzzi, Ruggero De Maria, direttore dell’Istituto di patologia generale dell’ Università Cattolica, Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria. E presto arriveranno altri firmatari, “tra i quali spero quello della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo“, confida il Presidente dell’Iss.

Un appello che è nato all’indomani delle polemiche, spesso sterili ed infruttuose, sui temi della libertà di cura, vaccini e futuro del sistema sanitario nazionale.

Riteniamo urgente l’allineamento e il rispetto reciproco tra scienza e politica, che mai dovrebbero essere fazioni contrapposte: è dall’imprescindibile alleanza tra queste che dipendono la salute e lo sviluppo economico e sociale del Paese”: inizia così l’appello, che è un vero e proprio manifesto.

scienza e politica connubio

In un mondo ideale nessun politico dovrebbe decidere su argomenti sanitari senza interpellare gli scienziati. Questi ultimi, tuttavia, a loro volta devono interagire coi politici, mettendoli al corrente delle innovazioni e aggiornamenti scientifici, per far capire loro i passaggi logici che a tali risultati innovativi hanno portato.

E per facilitare il dialogo, medici e ricercatori propongono il modello americano del “National Academy of Sciences“, che ogni anno pubblica oltre 200 rapporti, ideati sia per trasmettere al grande pubblico i pareri degli scienziati sui temi di grande interesse per i cittadini, che per permettere ai politici di legiferare tenendo conto delle conoscenze disponibili. Magari consentendo a politici e ricercatori “di creare reti comuni e fidarsi l’uno dell’altro”.

Ma per gli scienziati italiani “siamo ancora molto indietro” . “Evitare che scienza e politica diano vita a un dialogo tra sordi sembrerebbe semplice, ma nella pratica -denunciano- non è così”.

Anche se due esempi “di forte dialogo tra politica e scienza”, capaci di generare altrettanti “grandi interventi di sanità pubblica” ci sono già stati: “Lo stop al finanziamento statale a Stamina”, avvenuto “ben prima che i Tribunali dicessero chiaramente che quella sperimentazione era un clamoroso falso” e la legge sull’obbligatorietà dei vaccini, definito “un intervento di sanità pubblica che  ha messo in sicurezza i piccoli italiani e creato un modello che ha ispirato molti modelli occidentali”.

I firmatari quindi dichiarano la totale disponibilità all’ascolto e alla circolazione dei dati scientifici a supporto di ogni decisione politica e indicano il percorso da seguire in quello già avviato in questi anni con il ministro Beatrice Lorenzin.

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