Stare a casa con i propri figli può sembrare una scelta all’apparenza più “comodo” rispetto a una giornata in ufficio. In realtà, diverse ricerche dimostrano che questa responsabilità può essere persino più faticosa e stressante di un impiego tradizionale. Dai dati raccolti emerge infatti che molte mamme (e papà) casalinghe si trovano a gestire livelli di stanchezza fisica e mentale superiori a quelli che si riscontrano in molte professioni.

Uno studio AVEENO Baby svela le difficoltà dei neogenitori
Secondo un’indagine condotta da AVEENO Baby, ben il 31% dei neo-genitori intervistati ritiene che rimanere a casa con i bambini sia più impegnativo che tornare a lavoro. Sempre nella stessa ricerca, il 22% afferma di non riuscire più a finire una tazza di caffè in tranquillità, il 33% ammette di consumare i pasti con un bimbo in braccio, mentre il 17% segnala dolori costanti alla schiena.
I dati del Pew Research Center: povertà e disparità
A supporto di questa tesi, il Pew Research Center ha evidenziato quattro dati essenziali:
- Aumento delle mamme casalinghe nell’ultimo decennio
La percentuale di donne che non lavorano fuori casa è cresciuta, invertendo la tendenza di alcuni anni fa. - Maggiore rischio di povertà
Le madri che si occupano della casa e della famiglia hanno più probabilità di vivere in condizioni di povertà: ben il 34% contro il 12% di quelle che lavorano fuori. Questo gruppo è inoltre in buona parte rappresentato da donne di colore e immigrate. - Raddoppio delle mamme casalinghe in difficoltà economica dal 1970
Anche le mamme sposate, il cui marito lavora, non raggiungono lo stesso equilibrio economico delle madri che svolgono un’attività retribuita fuori casa. - Scegliere o dover restare a casa
Le mamme coniugate, il cui partner lavora, spesso decidono di rimanere a casa per seguire i figli. Le mamme single o conviventi, invece, più di frequente dichiarano di essere in questa situazione a causa di malattie, disabilità o difficoltà nel trovare un impiego.
A conferma di ciò, una quota crescente di madri afferma di non riuscire a rientrare nel mondo del lavoro. Nel 2012, il 6% delle mamme casalinghe sosteneva di non trovare lavoro, contro l’1% nel 2000.
Ricerche su ritorno al lavoro e impatto psicologico
Un’altra indagine, questa volta di Reach Advisors, rivela che il 57% delle mamme pensa di tornare prima o poi a un’occupazione retribuita. Questo desiderio è motivato non solo da ragioni economiche, ma anche da fattori psicologici.
Infatti, un sondaggio condotto su 60.000 donne da Gallup mostra che molte madri che rimangono a casa riferiscono livelli maggiori di tristezza e rabbia rispetto alle loro omologhe che lavorano fuori. Il 42% delle mamme casalinghe dichiara di sentirsi “in difficoltà”, a fronte del 36% delle mamme lavoratrici.
Strategie di supporto per le mamme (e i papà) a casa
La soluzione? Costruire una rete di sostegno e ritagliarsi momenti di pausa, anche brevi, è fondamentale per preservare il proprio benessere psicofisico. Uscire regolarmente con amici, condividere momenti di svago e trovare attività che consentano di “staccare” dalla routine quotidiana sono azioni che aiutano a prevenire stress, depressione e sensazioni di rabbia.
Conclusioni
Stare a casa con i bambini non è necessariamente un “lusso” e comporta sfide notevoli, sia dal punto di vista mentale che economico. Sebbene in molte situazioni questa scelta possa essere motivata da obblighi o vincoli personali, è essenziale che le mamme e i papà che dedicano interamente il proprio tempo alla famiglia non vengano lasciati soli. Dai dati emerge infatti l’importanza di costruire una solida rete sociale e di supporto per mantenere un equilibrio mentale e fisico, garantendo allo stesso tempo un ambiente sereno ai propri figli.