Un disturbo del campo magnetico terrestre è stato registrato nella notte del 10 settembre, cogliendo di sorpresa diversi centri di monitoraggio. Il fenomeno, definito da alcuni laboratori come “inspiegabile”, ha riacceso l’attenzione su come nascano e si propaghino le tempeste geomagnetiche e sulle dinamiche interne della magnetosfera.

Cosa è successo e perché non era atteso
La Laboratorio di Astronomia Solare dell’Istituto di Ricerca Spaziale dell’Accademia Russa delle Scienze (IKI RAS) ha segnalato via canali ufficiali un episodio di attività geomagnetica inattesa, non preceduto da evidenti flare o CME rilevanti. La notizia è stata ripresa dalla stampa russa (edizione inglese), sottolineando il carattere “anomalo” dell’evento.
Nei bollettini di previsione, infatti, il NOAA Space Weather Prediction Center (SWPC) non indicava tempeste geomagnetiche significative per il 9–10 settembre (scala G≥1), a conferma del carattere poco prevedibile di questi episodi minori.
Intensità: come si misura una tempesta geomagnetica
L’intensità si valuta con l’indice Kp, che va da 0 a 9: Kp≥5 corrisponde a tempesta geomagnetica (G1 o superiore), mentre valori intorno a Kp=4 indicano “attività elevata” ma sotto soglia di tempesta. Capire il Kp è fondamentale per chi cerca informazioni su tempesta geomagnetica, indice Kp e aurora boreale.
Sulle timeline ufficiali del NOAA si osservano, nei giorni precedenti, watch e warning legati a Kp elevati (fino a G1 tra il 6 e l’8 settembre), segno di un contesto variabile che può sfociare in brevi impulsi anche non previsti dai modelli.
La possibile causa: le “sottotempeste” magnetosferiche
Una spiegazione plausibile chiama in causa le sottotempeste magnetosferiche: rilasci rapidi di energia accumulata nella magnetosfera che possono produrre variazioni improvvise del campo magnetico e accensioni dell’aurora, anche in assenza di grandi espulsioni coronali. Le missioni NASA (THEMIS/ARTEMIS) hanno documentato come questi rilasci siano innescati da processi di riconnessione magnetica. Conoscere le sottotempeste magnetosferiche aiuta a interpretare eventi “imprevisti”.
Impatti attesi e durata
Per episodi sotto soglia di tempesta o di breve durata, gli impatti si limitano spesso a: lievi disturbi alle comunicazioni HF, possibili imprecisioni temporanee nei sistemi GNSS e aurore a latitudini medio-alte. È la tipologia di effetti descritta nelle schede ufficiali di SWPC ed ESA. Chi segue l’aurora boreale può usare Kp e le mappe di visibilità per capire dove guardare.
Secondo le comunicazioni riportate dalla stampa russa, il disturbo è rientrato nel giro di poche ore, in linea con la natura transiente delle sottotempeste.
Fonti utili e dati in tempo reale
- NOAA/SWPC – Planetary K-index e scala G (G1–G5): spiegazioni ufficiali e dati aggiornati.
- NOAA/SWPC – Timeline di allerte e warning: quadro degli avvisi emessi (watch/warning Kp).
- NASA – THEMIS/ARTEMIS: risorse divulgative sulle sottotempeste magnetosferiche.
- GFZ Potsdam – Kp index: documentazione scientifica sull’indice Kp.
- ESA Space Weather: overview su rischi e impatti delle tempeste geomagnetiche.
Conclusione
L’episodio del 10 settembre mostra come la dinamica del campo magnetico terrestre possa sorprendere anche in assenza di “grandi” segnali dal Sole. Monitorare l’indice Kp e le mappe dell’aurora, insieme ai bollettini NOAA/ESA, resta il modo più affidabile per valutare rischi e opportunità di osservazione. Per approfondire: NOAA SWPC, ESA Space Weather e GFZ Kp Index offrono guide, grafici e dati aggiornati.
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