Tumore all’esofago asportato a Torino da un robot senza cicatrici

VEB

Siamo lontani anni luce da quello che accadeva anche solo pochi anni fa, quando un’operazione chirurgica significava necessariamente portare a vita, sul proprio corpo, segni e cicatrici indelebili, anche molto vistosi nel caso degli interventi più complessi e complicati.

La chirurgia mininvasiva rappresenta una delle più importanti rivoluzioni dei tempi recenti in campo chirurgico. La c. mininvasiva è sorta mutuando la laparoscopia diagnostica, già conosciuta in passato e praticata soprattutto per visualizzare la cavità addominale per mezzo di un endoscopio introdotto attraverso una piccola incisione della parete, e si è progressivamente affinata diventando una metodica anche operatoria grazie all’ausilio di uno strumentario endoscopico dedicato.

La visione endocavitaria viene trasmessa dalle fibre ottiche dell’endoscopio a una telecamera miniaturizzata che trasferisce le immagini su un monitor, per cui il chirurgo opera introducendo gli strumenti endoscopici attraverso piccoli fori (di circa un centimetro) sulla parete addominale guarniti di appositi canali operatori detti trocar.

La chirurgia mininvasiva ha ormai sostituito quella tradizionale, in particolare nella chirurgia urologica, ginecologica e colecistectomia. Più di recente abbiamo visto l’impiego della chirurgia mini invasiva pancreatica, anche se con un’indicazione ancora molto ristretta a casi particolari.

Il tentativo di esplorare l’interno del corpo umano a scopo diagnostico e conoscitivo dell’anatomia umana ha inoltre spinto il chirurgo verso l’utilizzo di mezzi sempre più sofisticati, oggi altamente tecnologici, come la chirurgia robotica, in ogni settore della chirurgia.

È proprio di queste ore la notizia secondo cui per la prima volta è stato asportato un tumore dell’esofago con il robot, attraverso una nuova procedura di estrema complessità realizzata con tecnica totalmente mini invasiva dall’équipe di Chirurgia generale ed oncologica universitaria  presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.

Nello specifico, l’intervento è stato portato a termine senza la tradizionale apertura del torace, grazie a 4 microfori da cui sono stati introdotti gli strumenti robotici, così come l’apertura dell’addome per preparare il cosiddetto tubulo gastrico utilizzato per sostituire l’esofago asportato è stata sostituita da altri 4 microfori laparoscopici.

Con questo intervento la parte addominale viene eseguita in laparoscopia e quella toracica in toracoscopia robotica, dunque senza nessun taglio né sull’addome né sul torace.

Poiché l’accesso al torace è limitato dalla presenza delle coste, il robot consente di penetrare attraverso gli stessi fori della normale toracoscopia, ma poi di avere una totale libertà di movimento nel torace stesso, così da poter rimuovere l’esofago e ricostruire la continuità digestiva suturando tra loro la parte di esofago rimanente ed il cosiddetto tubulo gastrico, ovvero lo stomaco trasformato in modo da essere uguale all’esofago rimosso.

Il paziente, un uomo di 60 anni, era in piedi già il giorno successivo; la tecnica tradizionale comporta invece una prolungata permanenza in rianimazione.

Inoltre, nei prossimi giorni, a Torino, al robot Da Vinci, che ormai rappresenta una realtà clinica diffusa in centri, si affiancherà il nuovo e rivoluzionario robot chirurgo Medtrobotic: consente di eseguire interventi chirurgici per via completamente endoscopica, dalla bocca o dall’ano. Sarà utilizzato dall’équipe Otorinolaringoiatrica universitaria, diretta dal professor Roberto Albera, per asportare tumori della parte alta del tratto digestivo e dall’équipe del professor Morino per tumori del colon e del retto.

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