Tumore del rene, l’immuno-oncologia allunga la vita dei malati

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All’interno del corpo umano, i reni sono due organi pari, posti simmetricamente nella parte posteriore dell’addome, a livello lombare.

Hanno la forma di due fagioli, delle dimensioni di un pugno, e contengono formazioni tubulari che hanno il compito di filtrare il sangue per eliminarne le sostanze contenenti i rifiuti liquidi prodotti dall’organismo in modo tale da espellerli con le urine, che sono il prodotto finale della filtrazione renale.

Il tumore del rene è una crescita anomala all’interno dell’organo. Un tumore può essere benigno (non canceroso) o maligno (canceroso). La lesione più comune del rene è una formazione piena di liquido, denominata cisti.

Le cisti semplici sono benigne e hanno un aspetto tipico nelle immagini delle tecniche diagnostiche. Non evolvono a cancro e di solito non richiedono controlli o trattamenti. I tumori solidi del rene possono essere benigni, ma di fatto sono cancerosi in oltre l’80% dei casi.

I tumori renali maligni rappresentano il 3% di tutti i cancri nell’uomo e l’adenocarcinoma del rene, o carcinoma a cellule renali, costituisce circa l’85-90% di tutti i tumori renali. Il suo sviluppo e le manifestazioni cliniche possono essere capricciose. Nel 30% dei pazienti con questa neoplasia la diagnosi infatti viene posta in base a sintomi e segni non urologici.

Tra i tumori, difatti, è uno dei più imprevedibili. Può impiegare anche decenni per svilupparsi, rimanere silente, non produrre sintomi. In altri casi invece la sua crescita è rapida ed aggressiva.

Tumore del rene, l’immuno-oncologia allunga la vita dei malati

Tumore del rene immuno oncologia

Nel 2017 in Italia sono stimati 13.600 nuovi casi di tumore del rene, con una netta differenza geografica nell’incidenza. La malattia colpisce di più nel Nord del nostro Paese: quest’anno si stima che i nuovi casi riscontrati nel Mezzogiorno siano il 43% in meno tra gli uomini e il 40% tra le donne rispetto al Settentrione.

Il maggiore consumo di frutta e verdura fresca, tipico della dieta mediterranea, molto diffusa al Sud, protegge dal rischio di insorgenza della neoplasia.

Oggi ci sono però nuove armi nella lotta contro il tumore del rene.

Tra questa la principale è l’immuno-oncologia, grazie alla quale sono stati raggiunti molti risultati positivi. Consente di controllare a lungo la malattia anche nella fase metastatica, migliorando la sopravvivenza con una buona qualità di vita.

In particolare, nivolumab è la prima molecola immuno-oncologica a dimostrare un beneficio di sopravvivenza in pazienti precedentemente trattati: il 39% è vivo a 3 anni rispetto al 30% di quelli che hanno ricevuto everolimus (terapia target).

I dati aggiornati a 36 mesi dello studio CheckMate -025 su 803 pazienti, che ha condotto all’approvazione della molecola ad aprile 2016 in Europa e a febbraio 2017 in Italia, confermano l’efficacia dell’immuno-oncologia – spiega il prof. Giacomo Cartenì, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli -. Sono risultati davvero importanti. Va inoltre considerato che le percentuali a tre anni, raggiunte grazie all’immuno-oncologia, tendono a mantenersi a lungo termine, come dimostrano i dati di sopravvivenza in altri tipi di tumore, come il melanoma. L’obiettivo è arrivare in poco tempo alla personalizzazione del trattamento che è sempre più articolato grazie alle continue innovazioni nelle conoscenze biologiche della malattia”.

Come sempre, però, il ruolo chiave spetta alla prevenzione.

“Un terzo dei pazienti arriva però alla diagnosi in stadio avanzato metastatico e in un terzo la malattia si sviluppa nella forma metastatica dopo l’intervento chirurgico con limitate possibilità di trattamento – continua il prof. Cartenì -. Quindi solo il 30% dei casi guarisce grazie alla sola chirurgia. Nel cancro del rene la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci”.

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