Promossa dalla World Ovarian Cancer Coalition, che riunisce 130 associazioni pazienti di 50 Paesi, si celebra il prossimo 8 maggio la Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, per dare voce a tutte le donne e far conoscere la neoplasia ginecologica femminile a peggior prognosi.
Il tumore ovarico è il sesto tumore più diffuso tra le donne e il più grave (60% di mortalità), rientrando tra le prime 5 cause di morte per tumore tra le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni.
Questo tumore colpisce ogni anno circa 230mila donne e annualmente è responsabile della morte di circa 150 mila pazienti; in Europa sono 65.000 i nuovi casi e 42.700 i decessi (fonte Globocan 2012). In Italia, a fronte di 5.200 nuove diagnosi all’anno e circa 3.100 decessi, sono circa 50.000 donne che convivono con la malattia.
Per la 6° Giornata Mondiale, la World Ovarian Cancer Coalition, lancia per il secondo anno consecutivo la campagna di sensibilizzazione “Your voice has power” (La tua voce è potente) che lo scorso anno ha coinvolto 400.000 persone e 40 lingue diverse sul sito internazionale.
In Italia, Acto onlus, la prima associazione pazienti di tumore ovarico, costituita nel 2010, con il network di affiliate in Piemonte, Lazio, Campania e Puglia, ha invece organizzato un fitto calendario di iniziative che si snoda da Nord a Sud per informare il grande pubblico e i medici, per supportare le pazienti e fare prevenzione.
Ricordiamo che il tumore dell’ovaio o carcinoma ovarico insorge quando le cellule dell’ovaio crescono e si dividono in modo incontrollato. I tumori dell’ovaio possono essere di molti tipi.
Secondo la classificazione accettata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono due categorie di tumori: i primitivi e i secondari, che si differenziano dai primi perché giungono all’ovaio dopo essere apparsi in altre parti dell’organismo. Dal punto di vista istologico i tumori dell’ovaio si suddividono in epiteliali, stromali e germinali.
I sintomi più comuni del tumore dell’ovaio che si possono manifestare nelle forme più avanzate sono: gonfiore addominale, persistente oppure intermittente, necessità di urinare spesso, dolore addominale.
Sintomi meno comuni sono: l’inappetenza, le perdite ematiche vaginali, le variazioni delle abitudini intestinali. Si tratta di sintomi molto aspecifici e comuni che, nella maggioranza dei casi, hanno un’origine differente dalla presenza di un tumore.
L’evoluzione e lo sviluppo del carcinoma dell’ovaio vengono classificati in base a diversi stadi che consentono ai medici di determinare, con la massima precisione possibile, il livello di avanzamento della malattia. Un tumore può essere di grandi dimensioni e fornire segnali importanti senza tuttavia essere diffuso. Viceversa, una piccola lesione ovarica può aver già dato luogo a metastasi a livello dell’addome ed essere ad uno stadio avanzato della malattia.
Certamente è da record quello appena rimosso a una donna di 38 anni del Connecticut (Usa).
Un intervento delicatissimo quello fatto al Danbury Hospital, nello Stato americano del Connecticut, durante il quale i dottori hanno tolto una massa delle dimensioni di un uomo adulto dal corpo di una donna che ha preferito rimanere anonima.
Al ritmo incredibile di quasi 5 kg a settimana il tumore ovarico che l’aveva colpita è cresciuto fino a diventare di 60 kg: un record che sarà ricordato per molto tempo. La donna, prima dell’operazione sembrava una mongolfiera, tanto era gonfia. Ma, per fortuna, i medici sono riusciti ad asportarlo.
Ricoverata presso il Danbury Hospital nel Connecticut, il 14 febbraio scorso è stata sottoposta a un delicato e complicato intervento chirurgico durato cinque ore ed eseguito da ben 12 chirurghi, guidati dal dottor Vaagn Andikyan, oncologo e ginecologico del Western Connecticut Health Network.
«Durante l’intervento chirurgico – ha spiegato il dott. Andikyan – abbiamo rimosso questo tumore gigantesco che ha avuto origine dall’ovaio sinistro, abbiamo rimosso l’ovaio sinistro, il tubo sinistro (Falloppio) e rimosso il tessuto peritoneale che aderiva all’ovaio».
Tecnicamente il tumore era benigno ed era rimasto confinato all’ovaia, ma le dimensioni mettevano a repentaglio la vita della malata, che “non mangiava, non camminava e c’erano potenziale complicazioni per il sistema venoso”. A tre mesi dall’operazione la donna sta meglio ed è tornata a vivere.