Turismo in Mongolia: gli esperti di Stograntour raccontano perché cresce l’interesse per il paese

VEB

Nell’immaginario collettivo, la Mongolia è rimasta a lungo una destinazione lontana, quasi mitica, associata a paesaggi infiniti, cavalli al galoppo e uno stile di vita nomade che sembrava appartenere a un’altra epoca. Eppure, negli ultimi anni, qualcosa è cambiato. Il turismo verso questo Paese dall’anima vasta e silenziosa ha conosciuto una crescita costante, attirando viaggiatori alla ricerca di autenticità, isolamento e contatto profondo con la natura. A confermare questa tendenza è il team di Stograntour, agenzia specializzata in viaggi avventura (anche in Mongolia), che osserva da tempo un aumento dell’interesse per questo paese come meta di viaggio esperienziale.

Turismo in Mongolia
Foto@Pixabay

Le motivazioni sono molteplici e si intrecciano con un cambiamento nel modo stesso di intendere il viaggio. Se fino a qualche anno fa la priorità era visitare luoghi ricchi di attrazioni, oggi sempre più persone scelgono destinazioni che offrono spazio, silenzio e la possibilità di rallentare. In questo contesto, la Mongolia rappresenta quasi un unicum: un territorio vasto quanto l’Europa occidentale, ma con una densità abitativa tra le più basse al mondo, dove il paesaggio – e non l’infrastruttura – detta i tempi e le rotte.

Secondo Stograntour, uno dei fattori che spinge molti viaggiatori verso la Mongolia è proprio la possibilità di vivere esperienze che altrove sono scomparse: dormire in una gher circondati solo dal rumore del vento, percorrere decine di chilometri senza incontrare insediamenti umani, condividere momenti quotidiani con le famiglie nomadi, ancora legate a uno stile di vita stagionale e itinerante. È un tipo di viaggio che richiede adattamento, ma che in cambio offre un’intensità emotiva e culturale difficilmente replicabile altrove.

Altro elemento rilevante è il crescente interesse per le mete che coniugano sostenibilità e turismo responsabile. La Mongolia, nonostante le sfide legate alla modernizzazione, resta un Paese dove la relazione con l’ambiente è ancora profondamente radicata. Le comunità locali sono spesso coinvolte nei progetti di accoglienza, i trasporti avvengono in piccoli gruppi e le strutture sono generalmente a basso impatto. Per chi cerca un’alternativa al turismo di massa, questo rappresenta un valore aggiunto importante.

La geografia stessa della Mongolia contribuisce a rafforzare il fascino della destinazione. Dal deserto del Gobi, con le sue dune mobili e i canyon nascosti, alle montagne del nord abitate dalle comunità Tsaatan, allevatori di renne che vivono in tende a cono simili a quelle dei popoli artici, ogni regione del Paese offre paesaggi radicalmente diversi e itinerari ancora poco battuti. Questo consente di costruire viaggi personalizzati, cuciti su misura a seconda degli interessi: fotografia, trekking, osservazione della fauna, spiritualità buddhista o tradizioni sciamaniche.

Secondo gli esperti di Stograntour, anche la nuova attenzione per il turismo culturale ha inciso sull’aumento di interesse verso la Mongolia. L’eredità dell’Impero Mongolo, il ruolo di Gengis Khan nella storia dell’Eurasia, la sopravvivenza della lingua e delle pratiche religiose tradizionali sono oggi oggetto di percorsi tematici che attirano un pubblico curioso e preparato. In molte aree rurali, le feste locali, i rituali stagionali e le manifestazioni artistiche permettono di entrare in contatto diretto con una cultura che ha saputo resistere, trasformarsi e mantenere la propria identità.

A livello pratico, viaggiare in Mongolia resta un’esperienza che richiede una logistica ben gestita. Le infrastrutture sono essenziali, le distanze tra una tappa e l’altra sono notevoli, e il clima – soprattutto fuori dall’estate – può porre sfide notevoli. Ma anche in questo, secondo Stograntour, risiede parte del fascino del viaggio: la Mongolia impone di rallentare, di adattarsi, di uscire dalla propria zona di comfort. È un viaggio che chiede qualcosa in più, ma che restituisce molto di più.

Un altro fattore non secondario riguarda la dimensione umana. Molti viaggiatori tornano colpiti non solo dai paesaggi o dalla vastità dello spazio, ma soprattutto dallaccoglienza discreta e dignitosa dei mongoli, dalla loro resilienza, dalla capacità di vivere in armonia con ritmi antichi. È un contatto che avviene senza filtri, spesso in silenzio, ma che lascia un’impronta duratura.

Infine, non va sottovalutato l’effetto di una sempre maggiore presenza mediatica della Mongolia nel mondo dei viaggi: documentari, reportage fotografici, blog di viaggiatori indipendenti hanno contribuito a diffondere una narrazione affascinata ma rispettosa del Paese. Non più “terra sconosciuta” ma “prossima frontiera” per chi ha già viaggiato molto e cerca oggi qualcosa che vada oltre la superficie.

L’interesse in crescita per la Mongolia, quindi, è il riflesso di una trasformazione più ampia nel modo di viaggiare: meno centrata sull’intrattenimento, più legata all’esperienza, al contatto umano e alla ricerca di un tempo diverso. Secondo Stograntour, è proprio in questa direzione che si stanno muovendo i viaggiatori più consapevoli: verso luoghi che, pur lontani geograficamente, parlano al nostro bisogno di essenzialità, silenzio e verità.

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