C’è una teoria sul James Webb Telescope

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Per la maggior parte delle persone, al di fuori degli esperti di astronomia, comprendere il funzionamento dello spazio può risultare complesso e a volte dare origine a confusione. Fortunatamente, il professore Brian Cox è pronto a illustrare come uno degli strumenti più sofisticati creati dall’uomo ci consente di esplorare il concetto di “viaggio nel tempo.

una teoria sul James Webb Telescope

Questo strumento è il James Webb Space Telescope (JWST), un telescopio spaziale lanciato nel dicembre 2021, che si pone come successore dell’iconico telescopio Hubble, messo in orbita circa 34 anni prima, nel 1990. Grazie al JWST, è stata fatta una scoperta rivoluzionaria che potrebbe ridefinire la nostra comprensione dell’universo.

Recentemente, il JWST ha giocato un ruolo chiave nella conferma di un dilemma che da tempo affligge il campo dell’astronomia: l’espansione dell’universo sembra avvenire a velocità differenti a seconda della regione osservata. Questo fenomeno, noto come tensione di Hubble, potrebbe avere profonde implicazioni per la cosmologia. I dati raccolti dal JWST nel 2023 hanno rafforzato le osservazioni iniziali fatte dal telescopio Hubble nel 2019, fornendo ulteriori prove a sostegno di questa teoria.

Brian Cox ha spiegato in dettaglio il funzionamento del JWST e del Hubble, evidenziando come questi telescopi ci permettano di esplorare l’universo profondo. La luce, che viaggia a una velocità di circa 186.000 miglia al secondo, impiega tempo per raggiungere la Terra dallo spazio. Ad esempio, la luce solare impiega circa otto minuti per viaggiare dal Sole alla Terra. Pertanto, osservare oggetti distanti nello spazio significa in realtà osservare la luce emessa da questi oggetti milioni o addirittura miliardi di anni fa, permettendoci di guardare indietro nel tempo.

Cox ha anche menzionato l’esistenza di un’altra tecnologia promettente per l’osservazione delle radiazioni residue del Big Bang. Ha illustrato come il JWST sia in grado di catturare la luce emessa oltre 13 miliardi di anni fa, luce che, a causa dell’espansione dell’universo, è stata “stirata”. Guardando le galassie più lontane, possiamo quasi osservare il momento del Big Bang. Inoltre, il JWST ci consente di vedere la formazione delle prime galassie, offrendoci preziose informazioni su come queste si siano formate. La luce di quel periodo, trasformata in onde radio a causa dell’espansione dell’universo, ci offre una finestra sul passato remoto, fino a tempi in cui l’universo era così denso e caldo che la luce non poteva propagarsi liberamente.

Per andare oltre, esplorando epoche ancora più antiche vicine al Big Bang, potrebbe essere necessario ricorrere a tecnologie ancora in fase di sviluppo, simili a quelle utilizzate attualmente per rilevare onde gravitazionali prodotte da eventi cosmici come la collisione di buchi neri.

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